#PILLOLELDCDS 4

Il vento in Scozia è una cosa simpaticissima.

Di giorno batte duro, ma in fondo ti lascia esistere. E’ di notte che diventa qualcosa di cui valga la pena scribacchiare.

Te ne stai a letto e sembra quasi di dormire in spiaggia, da quanto il suo rumore contro le finestre sembra quello dell’oceano.

Allora diventi curioso, ti sale la poesia dentro. Ti metti la giacca e vai in giardino, con il pretesto di fumare una cicca. Esci, ed è come essere investiti da uno scania.

La sigaretta ti viene strappata di bocca, e finisce da qualche parte a nord di Pechino. Muovi qualche passo cauto fino ad arrivare in strada, e ti arriva addosso di tutto. Foglie secche, giornali, bidoni dell’umido, volpi. Ormai tremi talmente tanto che praticamente saltelli, ma ti fai coraggio, ormai sei fuori. Vogliamo davvero farci spaventare da un po’ di vento? Son mica una fighetta, dai. Quanto è da qua al centro? 6 km? Facciamolo.
Ciao.

(Dal Daily express del giorno dopo:

Forecasters last night warned the entire UK is on alert for a crippling “horror freeze” to bring brutal winds and ferocious blizzards. Scotland is expected to bear the brunt of the freezing conditions, which have already seen parts of the Highlands carpeted in snow this week. The long range forecasters blamed the position of a fast-flowing band of air known as the jet stream near to Britain and high pressure for the extreme conditions which will include strong winds and blizzards. James Madden, forecaster for Exacta Weather, said this winter is likely to bring the worst winter for more than 100 years. He said: “A horror winter scenario is likely to…)

 

Kire

 

 

 

Il Fiato sul Collo (I)

Ne si svegliò, e la prima cosa che invase la sua coscienza fu il pensiero di essere libero.

(E’ gentilezza precisare che Ne si trovava in una situazione leggermente insolita. Per gran parte della sua vita era stato preda di una sorta di strana persecuzione, i cui dettagli non sono noti. Quando, adulto e ormai stanco di sopportare, era stato vicino alla follia, aveva scelto di rivolgersi ad un Sicariidae, una delle figure basse della concezione di Efemeride. Non è chiaro di cosa parlarono, ma è certo che stipularono un patto nella lingua dei figuranti, le cui parole, si sa, sono sfuggenti e mutevoli. Ne riuscì a fuggire dalla sua antica maledizione…ma è più giusto dire che scambiò semplicemente una condanna per un’altra. Fu infatti costretto a vivere ogni giorno sempre con lo stesso stato d’animo, l’inquietude. Ed è per questo motivo che questo risveglio fu così strano per lui; per la prima volta dopo molti anni, un sentimento antico e nuovo allo stesso tempo stava sbadigliando con forza, tra il crepitio delle foglie secche che ricoprivano il suo sentire.)

Ne aprì gli occhi, e la seconda cosa che sorrise ai suoi sensi fu la paura.

(Il panico passeggiava nervosamente avanti e indietro, su e giù lungo i salotti abbandonati nelle iridi. I suoi occhi, che erano gli stessi di Ne, correvano fuori per poi fermarsi sulla linea di un orizzonte che terminava inspiegabilmente pochi metri più in là. C’erano dei muri, ma non riusciva ad oltrepassarli con lo sguardo, e non ne capiva il motivo, e la cosa lo terrorizzava. Era come se stesse osservando allo stesso tempo due realtà diverse e sovrapposte, come se i contorni della prima si muovessero cercando di adattarsi alle forme della seconda, spezzandosi sopra spigoli duri quanto il rimpianto.)

Ne si mise a sedere, e la terza cosa che nutrì la sua ansia fu una piccola figura.

(Stava rannicchiata in un angolo della stanza, animale infreddolito. Aveva sembianze umane, eppure per qualche motivo sembrava un alieno, qualcosa di inavvicinabile, inspiegabile, inguardabile. Era come fissare un sole vuoto, da cui si dovesse distogliere lo sguardo per l’intensità dell’assenza di segnali. Non vestiva simboli né emozioni; nessun quadro disegnava sé stesso alle sue spalle, nessuna parola tra parentesi provava a tradurre la complessità dei suoi pensieri. Era un uomo, era vivo, ed era vuoto. Era la cosa più spaventosa che avesse mai visto.)

“Non fare rumore.”

(Sa parlare! Ma perchè la sua voce è così bassa? Perchè le sue parole si dissolvono, dopo essere state pronunciate?)

“Ci sono più pattuglie del solito stanotte, dev’essere successo qualcosa. Non bastava il coprifuoco del cazzo, servivano sti ragazzini che giocano ai ribelli per finire il quadretto. Ribelli di cosa, poi. La rivoluzione dovevano farla PRIMA, quando c’erano ancora cose da salvare, quando ancora si sapeva contro chi combattere. Hanno lasciato che ci prendessero tutto, hanno letteralmente firmato come tutti il consenso a farsi strappare la vita. E solo ORA si mettono a sparare? Eh beh certo, prima erano troppo occupati a parlottare e scandalizzarsi nei bar. Milioni di piccoli profeti, tutti pronti a condividere la verità e difendere cose come la democrazia dietro un cartello o uno schermo. Tutti scattanti, quando c’era da fare manifestazioni per proteggere ideali inesistenti, giusto? Ma quanti ne hai visti muovere un dito per salvare qualcosa di vero? E ora vogliono combattere, e non sanno manco contro chi. Si ammazzano tra loro, ci credi? Ridicoli rincoglioniti del cazzo…shhh, vedo un’auto. Si è fermata. Silenzio ora.”

 

(La confusione era totale. Ne riusciva a comprendere le parole di quell’uomo, eppure suonavano alle sue orecchie come impercettibili tonfi di una mosca chiusa dentro una bottiglia, che sbatte senza sosta contro le pareti di vetro. Valutò se uscire dalla stanza per cercare di capire qualcosa, anche solo come fosse capitato li, ma il terrore di una ancora maggiore incomprensione, pronta a fargli esplodere la mente in mille pezzi, lo ancorò all’angolo di cemento in cui si era svegliato.)

 

  Ne rimase immobile e tremante, e la quarta cosa che gli alitò sul collo quella notte non fu una cosa.

Kiree

L’astrazione dei treni [secondo tratto]

– Non credo di averla mai vista qui, il suo viso mi è nuovo.
= Ho fatto un lifting l’altro ieri.
– Sul serio?
= …no. È che non sono di queste parti, è solo la seconda volta che prendo questa metro.
– Oh, divertente. E le piace?
Grazie a lei, in questo momento preferirei stare dal dentista. O dal proctologo. O entrambi.
= Grazie a lei, in questo momento è molto meglio di un giro sulle montagne russe.
– E le cose miglioreranno.
Come no.
– Perché sa che fermata è la prossima?
= Beh, è il centro citt…
… O. Mio. Dio.

 

Opossum

L’astrazione dei treni [primo tratto]

– Permette?
= Se deve.
– Le metropolitane mi rendono nervoso. Tutte queste tonnellate di terra sopra di me. Ma  non posso camminare per chilometri, le pare?
= Mi pare.
Ci sono almeno una decina di posti liberi, proprio accanto a me ti dovevi sedere, vecchio? Fottiti.
– E allora mi siedo vicino alla prima faccia che mi ispira fiducia e la martirizzo.
“La martirizzo” è il mio eufemismo per “gli fracasso le gonadi”, che a sua volta è la mia traduzione di “ci faccio quattro chiacchiere”. Che è quello che il vecchio ha effettivamente detto.
= Onorato di avere una faccia che le ispira fiducia.
– Lei è simpatico.
= Come può dirlo? Ci conosciamo da trenta secondi scarsi.
– Oh, non sia modesto.
Questo sarà il più lungo viaggio in metro della mia vita.

 

Opossum

L’ora delle promesse

“You’re the best of all just because I don’t have time”

– George Best

Le quattro di mattina è l’ora delle promesse, prima di addormentarti prometti a te stesso che appena sveglio scriverai qualcosa. Non una prosa immortale ma giusto qualcosa, magari mettere mano su uno dei tanti progetti congelati.

Quindi una volta sveglio, verso le due di pomeriggio, doccia, scendi giù, siedi sul divano e accendi il portatile.

Ma prima meglio mangiare.

In cucina ci sono svariati barattoli da ventotto pence: passata di pomodoro, pomodori pelati, patate precotte, fagioli in salsa di pomodoro, spaghetti in salsa di pomodoro e fagioli, fagioli non in salsa di pomodoro. Roba da Fallout, tutti con lo stesso sapore acido.

Metti i fagioli in salsa di pomodoro nel microonde e metti a tostare cinque fette di pane, immancabilmente il filo di fumo che esce dal tostapane fa scattare l’allarme antincendio come se nella tua cucina ci fosse l’incendio di Chicago, l’eruzione del Krakota e la distruzione di Alderaan.

Apri la finestra e l’amorevole vento di novembre entra ricordandoti che hai una testa e che tua madre aveva ragione quando ti urlava di asciugarti i capelli dopo la doccia.

Torni sul divano, sposti il portatile dal tavolinetto e poggi il piatto con i fagioli e il pane.

Accendi la tv mentre mangi: maratona Doctor Who, sei episodi. Non è certo colpa tua, è colpa della BBC. Sai già che sprecherai sei ore, un buon spreco però.

Verso sera riprendi il portatile, gli svariati “progetti” ti guardano urlando “Papà, completaci!”.

Sono troppi, su chi lavorare oggi ?

Ti passano da fumare, buona. Lavorare su Default ? Meglio rileggere fino al punto dove siamo arrivati. C’è anche del vino, accettabile. Home ? Sono novanta pagine da rivedere, correggere e così via, no. Buona buona, è migliore dall’ultima volta, no ? A Black Cab ? Non oggi, è ancora agli inizi è merita una totale immersione, è una cosa da scrivere la domenica quando non c’è il calcio. Ti arriva davanti anche un piatto di uova e bacon mentre l’orologio segna l’una di notte. Ho già detto che questa è la migliore da quando stiamo qui ? Youtube + Funny Cats. Altro giro accompagnato da altro vino, sono le tre di notte e dopotutto gli zingari alla fine non sono poi tanto male. Pace.

Rovinata alla quattro di mattina dalla lavatrice che sbraita come un neonazista davanti a due ebree lesbiche che hanno appena adottato un bimbo cingalese.

L’acidità di stomaco e l’acidità delle metafore è forte, non è più tempo per scrivere.

Sono le quattro di mattina, vai a letto di sopra dove il rumore della lavatrice è minore.

E’ di nuovo l’ora delle promesse.

 

Slon