La logica della finzione

La sento rientrare.

So che è lei prima ancora di vederla, riconosco i passi calmi e scanzonati, quel suo modo particolare di sbattere le porta, ma senza fare troppo rumore. Quasi due settimane da quando è uscita, nella norma, capita resti via molto più a lungo. Azzero il volume del portatile, i personaggi della stupida commedia cinese che non stavo guardando si ammutoliscono all’istante. Una volta un coinquilino mi chiese con genuina curiosità perchè passassi così tanto tempo a vedere certa immondizia.

E’ che sto cacciando, fu la risposta. A guardare e assimilare solo capolavori si diventa arroganti senza volerlo, si perde la logica della finzione. L’ispirazione sa nascondersi nei posti peggiori.

Bisogna sempre cercare nuovi modi per essere banali.”

Come?”

Con un singolo, soprannaturale movimento lei si scioglie i capelli e lancia via le scarpe, poi sposta i miei vestiti accartocciati dalla poltrona e ci si lascia sprofondare dentro. Mi sorride, non ricambio. C’è una sensazione strana nell’aria, come se un milione di invisibili piccole stelle di plastica si preparassero ad esplodere contemporaneamente. Lascia perdere, sussurro, quasi senza fiato. Sono malato, non so cosa dico.

Non sei malato. Stai solo male.”

E’ lo stesso.”

No, non lo è. Come crescono i tuoi progetti?”

Non crescono. Invecchiano.”

Senti, se vuoi parlare, parliamo. Se vuoi giocare a chi dice la battuta più pirotecnica, ho di meglio da fare.”

E’ incredibile il numero di arie che ha preso a darsi, attraverso il tempo. Si comporta davvero come se fosse una persona reale, e non solo un’allucinazione evocata dalla mia mente spossata, con le mutevoli sembianze e personalità di tutte le donne che mi hanno lasciato nuotare dentro di loro. Come Frankestein emotivo ha indubbiamente il suo fascino, il problema è quando si convince di essere qualcosa di più, qualcosa con il diritto di curiosare nelle mie pagine nascoste. Guardarla è come guardare una manciata di fotografie sbiadite mosse dal vento. Mi accarezza senza nemmeno sfiorarmi. E questo benessere che mi invade? Non so da dove arrivi, non so nemmeno se è reale.

Posso fidarmi, o sto semplicemente impazzendo? Chi delinea il confine tra fervida immaginazione e ospedale psichiatrico?

Le fotografie non parlano.”

E’ questo che vuoi che sia? Una fotografia?”

Ecco, brava. Siediti sopra un comodino, sorridi e stai zitta.”

Ma piantala. Se non mi vuoi attorno perchè mi hai creato?”

Ti ho…creato per aiutarmi a ricordare cosa significa amare. Ti ho creato perchè mi piaceva l’idea di una faccia amica che mi consigliasse, che mi salvasse, dato che salvarmi sempre da solo cominciava a sembrarmi triste. Tu vai, sparisci per mesi, torni, ficchi il naso, mi fai la morale. Giudichi la mia apatia senza interessarti delle sue cause. Ou! Mangiati una merda.”

Senti un po’…”

Ma senti un cazzo! Sparisci!”

E’ qui che, senza molta originalità, le stelle di plastica esplodono. Lo fanno silenziosamente, come se non volessero disturbare le stelle vere, quelle che in questo esatto momento stanno esplodendo per davvero chissà dove, dando un senso all’universo. Cominciamo ad alzarci nello stesso momento, ma in mezzo secondo lei è di fronte a me e mi risbatte a sedere sul divano. Mi sale sopra mentre un’ondata di morsi elettrici mi paralizzano la schiena. Appoggia le labbra sulle mie orecchie, i suoi capelli di odori e colori diversi creano un meraviglioso groviglio di brividi, e io non riesco, non voglio muovermi.

Senti un po’. Mi avrai anche creato, ma io non sono te. E non mi interessa capire il dolore come fai tu. Non mi interessa farti da balia, portarti a passeggio tra i ricordi. I tuoi dubbi, le tue ansie, a me fanno schifo. Capisci? Mi hai creato per impedirti di affogare nella tua confusione, perchè rappresento tutto quello che hai perso a causa sua. Datti una cazzo di svegliata.”

Mi lascia e si alza di scatto, lasciandomi stordito. Cammina un po’ in tondo nella stanza e la sua rabbia adesso sembra completamente svanita, ora è come se fosse imbarazzata, è buffa, ed è bella.

Ora prendi il telefono e rispondi a quella troietta che stai schivando da due settimane, fatti una scopata come cristo comanda. Quando sarai tornato un essere umano…forse parleremo ancora.”

Esce sbattendo la porta, ma senza fare rumore. Sullo schermo, Chow Yun Fat rincorre silenziosamente un nanetto cinese nudo che molesta le donne nel parco.

Mi asciugo i brividi, prendo il telefono, e fanculo tutto.

Kirez