Gli occhi nudi

Un certo numero di primavere fa, quando ero giovane e non ancora schiavo di un futuro qualunque, ricordo che mi trovavo sopra un tetto, impegnato in alcuni semplici lavoretti. Stavo pulendo una delle grondaie quando, come si dice all’improvviso, incappai in un uccellino nato da poco, abbandonato a sé stesso in quelli che sembravano i resti di un nido d’erba tra i detriti. Non so che tipo di uccello fosse, so che era profondamente brutto. Aveva un corpicino rosa e minuscolo, sproporzionato, con un becco assurdamente ricurvo e questi occhioni enormi, spalancati, eterni. Si agitava flebilmente urlando senza una voce e senza sapere bene perchè, lo presi in simpatia. Con un amore e una cura che non mi appartenevano costruii per lui un giaciglio dentro il mio cappello, poi lo spostai in un angolino sicuro del cantiere, vicino a degli alberi in fiore che si godevano il vento. Il pomeriggio di lavoro continuava e io di tanto in tanto tornavo dall’uccellino per controllare come stesse. Non avevo idea di come ci si prendesse cura di una creatura simile. Con una certa goffaggine tentai di nutrirlo con delle ciliege, che sembrò apprezzare molto. Si muoveva freneticamente ora e sembrava ingrassare di vita ad ogni beccata. Quando arrivarono le cinque, misi via gli attrezzi e tornai dal mio nuovo amico. Rimasi per un po’ a guardarlo e poi lo lasciai cadere dentro un canale di scolo. Spolverai il cappello e me ne tornai a casa.

Nei dodici anni che separano quel pomeriggio dal giorno in cui scaricai il cadavere di Madeira nelle acque nere del Clyde, non avevo mai ripensato una sola volta a quegli occhi nudi che urlavano. Ora non riesco a togliermeli dalla testa e non riesco a fare a meno di pensare che avrei potuto fare di più, anche se probabilmente era meglio di no, anche se poi non sarebbe cambiato niente.

Avrei potuto fare di più, anche se forse era meglio di no, anche se poi non sarebbe cambiato niente.

(Frammento tratto da: La legge dei cani)

Kire

Lo Scrittore

Era surreale, avevano sentito del deserto che avanza ma era difficile crederci prima di averlo visto. Solo ora camminando tra la tempesta di polvere riuscivano a realizzare.
I cavalli erano indisposti, granelli di sabbia in ogni orifizio, il solo soffio del vento come unico suono, radi alberi spogli e morti e niente acqua per miglia e miglia. E pensare che solo due anni prima il verde era il colore dominante in quei luoghi.
Non c’erano dubbi che questa fosse la fine del mondo.
E nell’attesa di morire i sei cavalieri avevano rifiutato la sedentarietà, come altri del resto.
Arrivavano voci di atti inqualificabili da ogni parte del Regno, dal disgustoso all’orribile.
A Saint Peter era ormai pratica comune il cannibalismo, il Borgomastro una volta perso ogni sostegno dalla terra aveva trovato un’altra fonte di sostentamento. Non si limitava solo ai cadaveri, si diceva che ci fossero dei veri e propri macelli dove uomini venivano “allevati”. Questo non aveva fatto altro che favorire il diffondersi dell’Epidemia, non solo tra la gente comune ma anche nella piccola corte dei nobili.
Dal sud provenivano voci della Milizia, una volta che il potere centrale decadde abbondarono i loro doveri ma non le loro armi e si diedero al saccheggio e ad ogni tipo di violenza, dove c’era ancora qualcosa da saccheggiare e violentare.

Come prevedibile, sull’orlo della fine, ogni uomo aveva abbandonato la civiltà per regredire ad uno stato che solo una morte certa e vicina può portare.
Ma non per I Sei.
Sebbene non ci fosse più alcuna motivazione per continuare a sostenere i loro giuramenti, loro avevano sellato i loro cavalli ed erano partiti alla ricerca di un mito, un’unica speranza.

Le voci sullo Scrittore erano affascinanti.
Si diceva che questo uomo, vecchio e sudicio, vagasse per il Regno di città in città, di villaggio in villaggio. Si diceva che fosse immune al Morbo, sul suo corpo non apparivano macchie, non si aprivano squarci sulla sua pelle, non vomitava o espelleva schifezze dal suo corpo.
Nel suo vagare aveva toccato migliaia di malati morenti e alcuni di questi si erano alzati dal letto di morte e avevano cominciato a seguirlo.
Alcuni dicevano che fosse un uomo di Dio. Alcuni dicevano che fosse Dio.
E in tempi disperati bastavano voci del genere per spingere I Sei in questa missione.
Nessuno di loro credeva che ci fosse realmente uno Scrittore, un uomo miracoloso che camminava nel bel mezzo della fine del mondo ma come tutti gli altri, tra cannibalismo e violenza, nell’attesa della morte loro avevano scelto qualcosa di nobile: salvare il Regno.
Seguendo chiacchiere popolane.

All’entrata di Chester vennero accolti da sei corpi impiccati, disposti tre per tre ai lati dei cancelli.
Erano lì da molto, il collo del secondo dal lato destro aveva ceduto, il corpo era a terra in una innaturale posa e la testa per qualche divertente ragione era ancora lì in alto abbracciata dal cappio.
UNTORI, diceva il cartello posto davanti ai morti.
Il fetore era insopportabile, quei corpi esposti al sole erano gonfi, pronti ad esplodere.
Gli animali erano spariti, nessun spazzino naturale tentava di ripulire quel putrido disastro organico. Conseguenze come queste erano comuni, un corpo avrebbe potuto stare tranquillamente a marcire al sole finché la terra stessa non l’avesse inghiottito.
Il fetore venne ben preso coperto da qualcosa di peggiore una volta che I Sei entrano in città.
Il Morbo era presente, quel nauseabondo odore aleggiava in ogni strada e vicolo, i cadaveri dei sei all’entrata erano solo una magra anticipazione del mare di morti che inondava ogni angolo di Chester.
Copritevi il volto. Disse il più anziano dei sei.
I cavalli diventavano più inquieti ad ogni passo, anche loro sentivano la presenza della morte e anche loro ne erano spaventati.

Un filo di fumo si alzava in direzione est, si diressero lì.

Uno smilzo prete con una unta tonaca, inginocchiato guardava la sua chiesa bruciare.
Gli occhi fissi sulle fiamma crescenti che divoravano ogni angolo del sacro luogo; non badò ai sei nemmeno quando lo circondarono.

Cosa è successo alla tua chiesa, Prete ? Chiese il più anziano dei Sei.
L’ho consegnata alle fiamme.
Tu hai fatto questo ?
Sì ?
Perché ?
Perché non c’è un Dio misericordioso, non c’è mai stato un Dio misericordioso.
Come puoi parlare così e indossare ancora quell’abito ?
L’ho visto, con i miei occhi… non c’è amore in Dio.
Blateri. Tu avresti visto Dio ?
Sì, Lui era qui per deriderci nell’ora della nostra morte.
E come era questo Dio ?
Non molto diverso da voi, signore. Di sicuro più anziano e molto meno curato nell’apparenza. Ha detto di avere un nome, lo Scrittore.

Ognuno dei Sei ebbe un sussulto, il fantasma, l’illusione, l’ultimo senso della loro esistenza non era forse solo una cosa astratta ma reale ?

Sei un pazzo. Girano voci di questo Scrittore in ogni dove del Regno ma nessuno ha mai fornito una prova della sua esistenza.
Non sono pazzo, lo sono stato per tutta la mia vita ma ora non più. Vi giuro… su niente, non posso giurare su niente di caro perché non ho nulla di ciò ma vi giuro che Lui era qui e ho visto la sua opera e posso giurarvi che quello non è un uomo.
E cosa sarebbe ?
Un Dio e un Diavolo in uno. Prima del suo arrivo l’epidemia non aveva nemmeno sfiorato questa città ma dopo oh… è bastata solo una settimana per dimezzare la popolazione.
Parlava con carisma, indicava colpevoli e noi ubbidivamo. Ha giocato con noi, prima ci ha infettati e dopo ha giocato con noi. Ogni sorta di violenza è avvenuta in questa città solo per il suo divertimento. E sei giorni fa Lui venne da me, con una strana richiesta: cinque cadaveri, bambini, maschi, non più giovani di quattro non più vecchi di otto. Ho obbedito come ho sempre fatto e lui l’ha fatto davanti ai miei occhi.
Cosa ?
Gli ha ridato la vita. Ma non una vita vera e propria, gli ha ridato il respiro, la forza per muovere le loro membra ma loro non erano tanto diversi dai vostri cavalli che vi seguirebbero in silenzio e senza fiatare perché è loro natura fare ciò. Succubi.
Succubi per cosa ?
Non lo so.
Dov’è ora ?
Andato, tre giorni fa diretto ad est con i bambini al suo seguito.
C’erano altre persone con lui ?
No, è arrivato da solo ed è andato via da solo, eccetto per quelle creature.

Il più vecchio dei sei si raccolse in pensiero per qualche secondo, squadrò la città da ogni punto cardinale e finalmente fece la domanda che pulsava nella mente dei suoi cinque compagni.

Dove sono tutti ?
Li avete davanti ai vostri occhi, i cadaveri sono gli abitanti di Chester.
Tu sei l’unico ancora in vita ?
Non per molto.

Il prete mosse la tonaca scoprendo le sua gambe, grosse piaghe nere avevano squarciato la sua pelle fino all’osso, un terribile odore si libero nell’aria.
I Sei indietreggiarono.

Non fare un passo, resta lì immobile. Disse con voce ferma il più vecchio.
Anche se volessi, non potrei.
Tre giorni fa ?
Tre giorni fa ha lasciato la città. L’ho supplicato di guarirmi, di guarire tutti, di ridarci indietro le nostre vita ma lui ha semplicemente detto “No”. Ed è andato.

Non era del tutto una buona notizia. La maggioranza dei Sei avrebbe preferito che quell’ipotesi di Dio a cui stavano dando la caccia fosse, appunto, solo un’ipotesi ma ora c’era qualcosa di concreto. E quel concreto malvagio e inquietante, diverso dalle loro fantasie, portò la paura.

Ma la curiosità nell’animo umano è ben più forte della paura.
Lasciarono il prete alla sua chiesa in fiamme e al morbo.
Diretti verso est.

Slon