Belzebù

C’era una volta Belzebù, sul suo trono di bambù, al suo fianco Re Artù, gonfio di virtù.
Belzebù, malefico e cattivo, stava preparando un aperitivo, quando Artù, noioso e ripetitivo, disse:
“Qui c’è da fare un preventivo”.
“Di Cosa?” disse il satanasso, già ubriaco come un tasso,
“Per la ristrutturazione del castello”, rispose Artù, “ci potremmo fare un bel bordello”,
“Ma mi costerà un salasso, e farà un gran fracasso” esclamò il diavolone, bevendo un gran sorsone. “E sti cazzi non ce lo metti?” replicò Artù, “Sei imbottito di soldi, se permetti, e nessuno si lamenterà del rumore, se non vuole che io l’affetti”.
“E va bene” disse il demone “ma a una condizione: che tu ti scopi un montone”,
“Ma che dite Belzebù, i montoni l’ho già scopati, ora gradirei scoparmi uno gnù”,
“Temerario siete, mio cavaliere, non sapete che lo gnù, feroce ed assassino, vi incula a sangue e poi vi impala sopra a un pino?”
“Correrò il rischio, mio signore, d’altra parte nell’amore, c’è la gioia e c’è il dolore”
“Allora che comincino i lavori, ai plebei la fatica, a noi gli onori!”
“Bene bene, satanasso, ma bisogna chiamare il catasto, altrimenti il risultato potrà essere nefasto”, Artù, saggio e consigliere, disse grattandosi il sedere.
“Ma quale catasto, io sono il principe del male, io faccio tutto in nero, sono un gran maiale”
“Come volete, mio signore, ma poi non dite che io non vi ho avvertito, secondo me qualcuno qui, ci rimetterà il dito”
“Meglio il dito del pisello, che le cortigiane del castello, voglion solo fare quello”.

Alex Kerouac

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