Said, mon ami

La mia già inesistente simpatia verso Said crollò quando il mio manager mi informò che, considerate le sue credenze religiose, era esonerato dal vendere ogni tipo di carne suina e ogni alcolico.

L’avevo ignorato nei primi tre mesi in cui aveva lavorato con me, quei quaranta chili di un ricurvo corpo mediorientale addobbato con una testa pelata e una perfetta barba medio-corta messa lì per bilanciare non ispiravano simpatia.
Nemmeno il suo sorriso e lui sorrideva tanto, troppo. Non era un sorriso di circostanza come quello della grossa maggioranza degli impiegati in quell’ASDA, era un sorriso vero, spontaneo.
Said era felice.
Ma stava sul cazzo a tutti lo stesso.

Sembrava una storia già conclusa, invece le apparenze ingannano.
La prima volta che mi rivolse la parola fu quando ero intento a staccare un magnete da un pacco di boxer Calvin Klein che avevo arruffato dal reparto abbigliamento uomo. Sorprendendomi alle spalle mi disse con un gentile tono di voce sfociante nel suo solito sorriso: “Anche io adoro i boxer di Calvin Klein”.
“Ma non mi dire” dissi ridendo perso nell’umiltà del suo sorriso, prima di chiedergli come avesse fatto ad entrare nel mio spogliatoio.

Da lì in poi cominciammo a parlare più spesso e sapete come vanno queste cose, interessi in comune, un crescendo del piacere nella reciproca compagnia e da lì a qualche settimana eravamo lì a fraggare su Counter-Strike ogni sera. E lui era piuttosto bravo.

Nonostante ormai ci fosse confidenza tra noi esitai diversi minuti quella sera quando mi invitò a cena da lui. Fissai per diversi minuti il suo avatar, ritraente Jeb la capra di Mucche alla riscossa, nella finestra della chat di Steam.
Sentivo rifiorire quegli stralci di intolleranza che provavo nei primi tempi e questo non mi piaceva. Mi convinsi che nessuno sarebbe morto se avessi accettato.

Said ne fu felicissimo, “ti presenterò mia sorella” aggiunse.

Per tre giorni tentai di figurare nella mia testa un’immagine di lei, tutte somigliavano a Said con i capelli lunghi. Alcune erano Said con i capelli lunghi coperti da uno straccio.
Niente di più sbagliato, Eris era semplicemente bellissima.
E tutto ciò che la rendeva bellissima era lì, bello in mostra.

Anche lei condivideva le buone qualità di suo fratello, la sua spigliatezza nel modo di porsi faceva davvero godere della sua compagnia.
In più mangiai del cibo squisito, non ho la minima idea di cosa fosse ma era un orgasmo di sapori. Il che era ancora più eclatante se pensate che tutto era stato preparato da Abda, la terza persona presente quella sera, dall’alto dei suoi sette anni.
La serata diventò perfetta quando Eris mi propose di vederci per un’uscita una di quelle sere. Ne ero felicissimo, accettai con gioia.
Said mi guardò fiero, sorrise, afferrò il mento di Abda, spinse le sue labbra con delicatezza verso le sue e la baciò con passione. Mi disse di non preoccuparmi, era sua moglie.

Con Eris vissi sette mesi magnifici, credevo di aver raggiunto l’apice della mia vita e forse era vero.
Lei era quello che avevo sempre desiderato ma tutto finì improvvisamente. Per colpa di Kevin Spacey.

Avevamo appena finito di vedere la seconda stagione di House of Cards sul nostro account condiviso di Netflix.
Ero propenso ad assegnare ben cinque stelle al Personal Rating ma Eris sosteneva che nonostante avesse davvero goduto ogni aspetto della visione, lei era propensa per le quattro stelle.
“Eh, ma cazzo! Kevin Spacey…” obbiettai.
Lei sostenne che non se la sentiva di votare cinque stelle, sarebbe stato come ammettere che la perfezione esisteva e nella sua visione del mondo la perfezione NON esisteva e non era in qualunque modo raggiungibile, né nel campo artistico né in ogni altra cosa.
“Kevin Spacey! Seven, I soliti Sospetti!” obbiettai ancora.
Lei scoppiò in lacrime e disse che la sua visione su di me e sulle relezioni eterosessuali in generale era di colpo cambiata, si alzò dal divano e scappò via.
“L.A. Confidential! Moon!” gridai disperato vedendola scappare.

Ne uscii distrutto.
Dopo i primi mesi di depressione dura entrai dritto nella fase odio. Volevo farle del male, nella mia testa la insultavo con ogni improprio che mi venisse in mente, sfociando ancora nell’intolleranza becera.
Ne dovevo uscire, così decisi che cagarle sul cofano della sua macchina mi avrebbe fatto stare meglio.

Mentre piazzavo quel mattone di merda sulla carrozzeria azzurrina della Matza pensavo a come lo shock per la fine della nostra relazione avesse fatto regredire il mio stato mentale, in quei lunghi quaranta minuti formulai diversi pensieri su cosa sia lo shock e su cosa sia una reazione e le sue infinite e prevedibili conseguenze nel mondo di oggi.

Dopo Parigi una grande moltitudine si è sentita shockata e ha espresso ciò con la più giusta e spontanea reazione: un hashtag.
C’è chi è andato oltre, mostrando a tutti quelli ancora accecati dallo shock la giusta via da seguire grazie alla sempre gradita condivisione di opinioni.
Non importa quanto realmente si sa, non importa quanto realmente si è in grado di avere un’opinione, ci si sente in dovere illustrare le proprie analisi balistiche, ci si sente in dovere di dire quanto, nonostante tutto, l’invincibile forza di una società multiculturale sia la chiave per risolvere ogni problema o viceversa, ci si sente in dovere di trovare un vero occulto colpevole, ci si sente in dovere di dire come tutto questo poteva essere evitato e come tutto e come sempre si diventa esperti.
Solo che questa volta è per qualcosa di importante: il sacro diritto alla Satira.

Tutto molto importante, tutto molto bello.
Ma forse la Satira non ha bisogno di tutto ciò, la Satira sopravvive e si manifesta da sola nella realtà come una sorta di Spirito Santo un filo più tangibile, facendo da sola il suo sacrosanto lavoro, quello più importante, quello di ridicolizzarci per farci capire come realmente siamo.
Perché un sorriso amaro scappa nel vedere Davutoglu marciare per difendere il diritto di satira o nel leggere la Rowling e Murdoch fare i brillanti su Twitter.
E se non è satira questa ?

Riguardo a Said, persi lentamente i contatti con lui. Mi scrisse un’ultima volta dicendo che abbandonava il gaming per qualcosa di serio, era arrivato il momento di battaglia vere, il momento di camminare sul serio su una zona di guerra, di fare qualcosa di importante, qualcosa che contasse sul serio. Si congedò dicendomi che ero stato un buon amico.

Ho sentito che lavora per UPS ora.

Slon

Crossover

Il tram bloccato fa smuovere le mia viscere peggio dell’intera situazione Israelo-Palestinese.
E se a bloccare il tram è una manifestazione pro-Palestina comincio subito a pendere dal lato d’Israele. Israele non m’ha mai bloccato il tram tre fermate prima della destinazione.

Residuati hippy cinquantennali, wannabe militanti di sinistra e una grossa crew di Tusken Raiders con famiglia dietro (deve essere il loro equivalente della Pasquetta) marciano scortati dalla polizia, scandendo per bene ogni coro e sventolando la bandiera palestinese. Nel raggio di seicento metri il consenso per l’UKIP sale del 6%.
L’odio per Israele accomuna ogni diversità, non importa se dopo questa manifestazione ognuno tornerà nelle proprie case a sorseggiare Asda Beaujolais, non depilarsi le ascelle o sopprimere la figura della donna, no! Ora sono tutti uniti, qui, contro il male comune: Israele.
Israele sta un po’ sul cazzo a tutti, i francesi in confronto sono Jim Carrey.

Superata la manifestazione mi dirigo allo Starbucks incazzato per il disagio che la situazione Israelo-Palestinese mi ha creato. Al pensiero del caffè dello Starbucks l’incazzatura cresce. Il problema non è quanto faccia schifo, non è quanto costi, il vero problema è perché continuo a tornarci ?
Per la wifi ovviamente.

Una volta seduto con la tazza di piscia nera fumante evito di guardare la fauna locale, sono già stato abbastanza qualunquista e incline a facili stereotipi in questo pezzo.
Collego il rappezzato Galaxy alla wifi e scorro le amicizie di Facebook.
La maggioranza di quella gente non la vedo da due anni o più, compreso Roddo il mio migliore amico ai tempi.
È ormai caduto in quel vortice porno in cui aveva navigato ai margini da quando le linee a connessione veloci arrivarono nel nostro paesetto.
L’ultimo messaggio ricevuto da lui è di sei mesi fa, solo un link e se ricordo bene doveva essere un uomo di colore che si incula da solo. E’ un peccato assuefarsi a queste robe, provate a pensare nel 1995 che effetto avrebbe fatto un video del genere. Oramai tutti guardano 2 Girls vs 1 Cup con il sopracciglio alzato.
Roddo non lo vedo da due anni ma sono sicuro che stia ancora lì in camera sua inclinato davanti al pc e non a fare qualcosa di utile come giocare a World of Warcraft. Dal lato Orda.

Di Aceto (cominciarono a chiamarlo così dopo uno sfortunato incidente con dell’aceto in una bottiglia non d’aceto) non so che fine abbia fatto… o meglio lo so ma faccio finta di non saperlo.
I link che condivide tutti inneggianti al nostro Salvatore Gesù Cristo dovrebbero essere abbastanza chiari.
Quel periodo in comunità, dopo il furto notturno al cantiere, lo ha rovinato. Sono lontani i tempi in cui era metà uomo e metà bottiglia di J&B.

Preso dallo sconforto ne guardo un altro e giuro che sia l’ultimo.
Non ricordo il suo vero nome, su Facebook ne ha uno inventato, Snootie Thug, lo cambiò dopo quel fattaccio con la Disney.
Era un bravo scrittore ma un giorno decise di entrare nel campo dell’infanzia e il primo personaggio che creò fu un grazioso piccolo topo.
I picchiatori della Disney gli lasciarono diversi segni permanenti.
Ma il lato psicologico ne uscì peggio, si stava giusto riprendendo quando guardando una fail compilation su YouTube lo script all’apice del suo masochismo fece apparire una clip di Fantasia tra i correlati. Si cavò gli occhi con le mani.
Scrivere divenne complicato a quel punto ma lui persistette con l’idea di un nuovo romanzo, una road story dove due vecchi killer viaggiano fino al deserto del Nevada e lì uno dei due due dovrà uccidere l’altro come ordinatogli dal suo boss.
Plot interessante fino a quando quell’obbrobrio di Stand Up Guys uscì al cinema uccidendo l’entusiasmo del pover’uomo.
Nemmeno Gesù può aiutarlo a questo punto.

Fischi e un forte vociare vengono dall’esterno, la mia mente parte in un trip di pensieri, un frullato d’idee pronte a diventare opinioni.
Comincio a sentirmi euro-scettico e avvolto in un soffice e caldo manto di nazionalismo liberale, desidero il ritorno di un’identità etnica e religiosa figlia del mio background.
Di conseguenza comincio a credere che la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali non sia una così buona idea.

Sui vetri dello Starbucks si riflettono i manifestanti.
E’ troppo tardi per fuggire via dal fatidico raggio del corteo, ho già creato un account su Rule Britannia Forum.

Slon

Embolia

Elena non era stupida, era pigra.
Le piaceva informarsi e leggere, due cose che prendono troppo tempo. Così aveva compresso questi due interessi e li aveva fusi nelle dodici ore che passava su Facebook.
Ogni giorno leggeva i grandi scrittori classici, citazioni sparse condivise tra milioni di link. Faceva l’arguta a tavola: Citando Oscar Wilde “Avrò tanti difetti ma la cattiveria non mi appartiene” e come diceva Bukoswky “C’è sempre una ragione per ridere”.
In quei momenti ero troppo impegnato a gustare il riso ai gamberi in bustina Knor passato quindici minuti al microonde per prestarle attenzione e trovare un nesso nel discorso, in più i libri degli autori da lei citati che all’improvviso prendevano fuoco e cadevano dalla libreria erano un’ulteriore distrazione.

Dopo cena sul divano commentava le notizie del giorno, si stupiva del perché i telegiornali non parlassero del maiale nato con una testa umana, in Guatemala, o era il Perù ? Cazzoneso, ho letto solo il titolo. E comunque l’hanno condivisa in tanti, deve essere vero.

La vita sedentaria che conduceva a casa più quella lavorativa, dove teneva il culo piazzato su una sedia per otto ore mentre stipulava contratti assicurativi, non avevano giovato al suddetto culo.
Diventava sempre più grosso, la sua egemonia si espandeva sempre di più tanto che cominciava ad avere pretese sulla Crimea.
Decise di iscriversi in palestra, insieme alla sua collega Roberta.
Non si videro molti risultati ma dall’altro lato si videro un fottio infinito di selfie condivisi su Istangram all’istante durante lo zumpa fitness e il cardio. E quel culo continuava a crescere, cominciando a minacciare seriamente anche la Polonia.

Tra un selfie e l’altro le due decisero di organizzare uscite a quattro tutti i venerdì, eravamo io e lei, Roberta e Luigi, il tipo con cui conviveva.
Nonostante non abbia mai capito quale fosse la sua professione, Luigi se la passava bene a giudicare dall’apparato tecnologico che portava con se ovunque andassimo.
Iphone qualcosa G, Ipad tre o quattro G, Ipod senza G e Reflex per le gite. Nikon ovviamente, perché la gestione dei colori è migliore, cito.

Luigi aveva sempre qualcosa da dire sul mondo e come vanno le cose nel mondo, il suo approccio con me doveva essere simile a quello degli esploratori europei con i primi indiani/aborigeni/watussi: questo essere specchio, questo in specchio essere tu, questo essere fuoco, non toccare fuoco, fuoco bruciare tua mano.
Le sue amorevoli e sagge parole illuminarono la mia mente corrosa dalla televisione su quante cose brutte esistono al mondo e su quanti cospirano per ucciderci nel modo più ingegnoso e lento possibile, roba da far invidia a un cattivo di James Bond.
Oltretutto noi a differenza di 007 non contiamo manco un cazzo, mi sentivo quasi lusingato.
Vaccini ? Bad. Medicina tradizionale in generale ? Bad. Mangiare carne ? Bad. Religioni ? Bad bad bad. Petrolio ? Non farmi nemmeno iniziare.
Con sommo dispiacere dovetti constatare che quando mio nonno predicava che il benessere ci avrebbe inguaiato, aveva ragione. Se solo non avesse fatto i suoi sermoni in piedi su un secchio tra le affollate strade del mercato domenicale indossando solo un papillon, forse qualcuno lo avrebbe preso sul serio.
E no, il papillon non lo indossava al collo.

Quella sera Luigi mi stava parlando di scie chimiche, precisamente sulla correlazione di queste ultime coi voli low cost. Non è strano che ci siano voli che con dieci euro ti portano a Londra ? Sì un po’ lo è, Londra non è dietro l’angolo, è in INGHILTERRA.
La teoria di Luigi dietro al basso prezzo dei voli low cost era che i veri costi del volo non erano coperti dai passeggeri ma dalle malvagie case farmaceutiche alleate con i malvagi governi che riempivano di dollari la Ryanair per installare i loro cannoni chimici sugli aerei e impestare i cieli con merda varia, un ulteriore tassello per tenere il popolo schiavo.
Aveva senso, voglio dire una persona normale penserebbe che una compagnia low cost tiene quei prezzi grazie alla caratteristica di avere una singola classe di passeggeri, sovrapprezzi su ogni scoreggia, vendita a bordo di ogni bene materiale con assistenti di volo che ti pregano ti comprare visto che il loro stipendio è in parte in base alla percentuale di roba che vendono e oltretutto stanno ancora finendo di pagare il corso di addestramento, distribuzione diretta, voli diretti eccetera eccetera.
Una persona normale penserebbe questo. E sbaglierebbe ovviamente.

Luigi mi invitò a iscrivermi alla sua pagina di Facebook dove trattava scomodi temi come questo, gli chiesi se si sentiva al sicuro a trattare scomodi temi come questo su una piattaforma che prende tutti i tuoi dati più intimi e li consegna nelle mani di un giudeo.
Luigi stava per rispondere ma le parole gli restarono in bocca, ci pensò su per trenta secondi, poi qualcosa andò storto nella sua testa e crepò davanti a noi grazie a un embolo.
Un peccato, la serata andava bene fino a quel momento.

Con Elena finì qualche mese dopo, mal sopportava le mie misteriose sortite notturne.
Decise di mollarmi quando trovò un butt plug e tredici scatole di Bostik vuote nei miei pantaloni.

Roberta la rividi nel periodo pasquale, era in un gazebo a raccogliere firme contro la sperimentazione animale. Mi aggiornò sulla sua vita, aveva passato mesi ad indagare sulla morte di Luigi, perché è impossibile che qualcuno che conduce una vita così sana muoia in quel modo, disse. Alla fine era giunta alla conclusione che ad uccidere Luigi fosse stata la sua unica debolezza: il succo di mela verde della Santal. Ne beveva anche quattro cartoni al giorno, di sicuro qualcuno sta riempiendo quei cosi con degli emboli. È l’unica spiegazione.
Disse anche che aveva perso il lavoro all’assicurazione, troppe ore dedicate alla sua ricerca le erano valse il licenziamento. Ma cosa non si fa per la verità?
Ora arrangiava come rappresentatrice Avon.
Le chiesi se non fosse ambiguo trafficare in cosmetici e raccogliere firme contro la sperimentazione animale.
Roberta stava per rispondere ma le parole le restarono in bocca, ci pensò su per trenta secondi, poi qualcosa andò storto nella sua testa e crepò sotto il gazebo grazie a un embolo.

Slon

Precario – Amabili Resti

Avete visto Amabili Resti al cinema ? Se sì ditemi, c’è stata in sala un’ovazione quando il pedofilo alla fine precipita nel burrone come un Palpatine qualunque ?
Beh, avete assistito alla più genuina rappresentazione della società odierna.

Dalla caccia al mammut alla caccia al pedofilo.

Nella preistoria ai cavernicoli era risparmiata la fila di sociologi e cazzi vari intenti ad illustrare la psicologia della vittima, dell’omicida e del gatto che aveva assistito al delitto leccandosi le palle.
Avevano già tanti problemi nella preistoria, non hai tempo di appassionarti alla cronaca quanto la durata media della vita è diciassette anni.

L’isteria collettiva attorno ai delitti è schifosa.
Punto echeccazzo.
E in tutto l’insieme i veri schifosi sono la gente comune, superano di tanto i giornalettisti capaci di montarti un servizio intriso di colonna sonora triste spiegandoti in cinque minuti le passioni di un morto, quasi sempre sono roba pucciosa come i cuccioli di delfino, e i sogni, quasi sempre roba come andare in Australia ad aiutare i cuccioli di delfino e magari vincere un reality della nostra rete che approposito va in onda stasera alle 20, ospite Julianne Moore. Sì quella de Il Fuggitivo. Sì quello con Harrison Ford.
Poco importa se la vittima tifasse per i Giapponesi e ad ogni balena abbattuta facesse la mitraglia come Batistuta.

Quel tentativo di empatia e rimpianto per la bontà di persona volata in cielo ad insegnare agli angeli come far partorire i delfini è completamente vanificato dalle orecchie dei figuri oltre lo schermo, le cartilagine pellose si riattivano solo appena il tipografo mancato fa la sequenza dettagliata delle ferite.
Nelle menti dei figuri, mentre soffiano sul cocente brodo nel cucchiaio, si alza un’ovazione trattenuta a lungo, come quando nello strip club la spogliarellista si toglie il fottuto reggiseno dopo averci giocato per mezz’ora.
Arterie recise ? Poco originale, fa molto medioevo e quei periodi lì. Evidenti contusioni da stupro ? Eheh, cominciamo a ragionare. Imene sfondato ? Eheh, ci siamo quasi. Liquido seminale ovunque ? Eheh, vecchia pompa a spruzzo, non sarò tanto forcaiolo quando ti beccheranno. Anche io sarei venuto a destra e sinistra.

Questo accade al telegiornale di mezzogiorno, ulteriori approfondimenti nel salotto pomeridiano, stessa roba ripetuto nel telegiornale delle sera, stessa roba ripetuta nello speciale di prima serata e non perdetevi la nottata di approfondimenti con interviste sul campo.

Ma non è squallido: è informazione.
E l’informazione e l’informarsi è sacrosanto.
La gente non riuscirebbe a mangiare senza informazione, nessun telegiornale uguale a nessuna tavola preparata. Potrebbero togliere anche l’indicazione dei minuti di cottura sui pacchi di pasta, non ci sarebbe più il bisogno di sintonizzare l’acqua con il telegiornale.
E’ in gioco la continuità della specie, la sopravvivenza.
Una platonica caccia al mammut (pedofilo).

Tra un milione di anni troveranno i resti delle nostre pitture rupestri, una famiglia seduta a tavola intenta a consumare i resti della preda mentre il televisore è in collegamento da Avetrana.

Slon

Procurarsi una chiavata

Non potete immaginare quanto è grande il mio sconforto ogni volta che Israele falcia un tot di Palestinesi.
Specialmente negli ultimi tempi, da quando i social network hanno convinto che tutti sono in grado di avere un opinione.
Tralasciando la mole di foto e testi lacrimevoli prestampati, quello che mi disturba sono quelli che scrivono di pugno il loro pensiero, riducendo una questione complessa in due righi, come dire: ehi stronzi guardate come la mia arguta opinione chiarisce la semplicità della situazione in barba a tutti quelli che scrivono saggi dal 1948.
A leggerli bene non siamo molto lontani dai testi prestampati; la corrente che va per la maggiore è quella di un Israele incoerente, ovvero per farla breve: il popolo ebraico dopo tutto quello che ha passato (qui cito testualmente) non ha certo il diritto di fare il Rambo sionista in sella a un Merkava.
Se ci pensate il discorso fila: Israele deve distribuire fiori nei fucili ma che ne so, tipo gli Islandesi potrebbero compiere tranquillamente sei o sette massacri senza risultare incoerenti o ipocriti.
Delle basi inattaccabili, se domani gli Islandesi lanciassero dei razzi su un equivalente islandese della Striscia di Gaza risulterebbero degli arroganti guerrafondai islandesi ma, bisogna ribadirlo, per niente ipocriti.

Se chi si lamenta dell’ipocrisia di Israele è una culocompatto fatto bene, immancabile arriverà lo studente universitario che forte del suo statuto sociale sfoggerà la sua kultura storika, in cerca di una chiavata.
Quello che va per la maggiore è un confronto con un altro massacro che, pensa un po’, ha gli stessi numero dell’Olocausto ma nessuno ci ha fatto un film.
In media gli Armeni la spuntano sempre, ci sarebbe anche Pol Pot ma nell’immaginario della culocompatto gli asiatici sono infiniti come gli Zerg e non ci vede nulla di tragico se ce n’è un milione in meno.
La tesi dello studente in cerca di fessa è che ci siano massacri di serie B e massacri di serie A, che non tutti vengono trattati allo stesso modo e chiude il suo pensiero con tre punti di sospensione…come se avesse scritto qualcosa di talmente grande da lasciarlo per sempre in sospeso nella memoria dell’Internet, imperturbabile, patrimonio per le generazioni future. Per giunta si comporta come se il frutto della sua mente fosse qualcosa di pericoloso e il Sionismo Internazionale potesse intercettarlo e punirlo grazie all’equivalente kosher di Echelon.

Ora a questo punto dei Palestinesi non fotte più un cazzo a nessuno.
La culocompatto annuirà e concorderà, l’altro rincarerà la dose con uno scomodo video da Youtube corredato da scomode immagini e scomodi testi in Comic Sans. Musica: Valzer Triste.
Seguirà un Mio Dio! .__. e un ne parleremo meglio domani…magari…

Questo distorto uso della storia per procurarsi una chiavata mi disgusta ma devo ammetterlo: non è cosa da tutti rimediare chiavate grazie ad Israele e la Palestina.

Slon

Granny e capitalismo (Precario)

La nonna di Roddo è morta.
Niente più oro, dice lui, la sorella di mamma dice che manca quasi tutto.
Ma non ho mica venduto tutto, dice Roddo. Mannaggiaddio, aggiunge per dare enfasi.

Triste giorno per un uomo quando perde la sua principale fonte di reddito.
Ha messo al lato un bel po’ delle sue cose, poggiate con cura sul letto e fotografate accuratamente.
Videogiochi, bella roba come Blade Runner dei Westwood Studios, edizione italiana in scatola di cartone. Grandi i Westwood Studios, prima che la fottuta EA li prosciugasse ne avevano fatto di roba buona razza di stronzi, dice Roddo. Prezzo: sessanta carte trattabili.
Planescape Torment edizione italiana cartonata, questo non lo do via per meno di settanta pezzi cristodiddio dove lo ritrovo più.
Newerwinter Nights edizione italiana, scatola di cartone. Venti euro sono pure troppi per ‘sta merda.
Ultimo è Icewind Dale, il primo. Quaranta euro. Nessun commento in particolare qui.

C’è anche uno Zippo originale, ci tiene a specificare, quaranta carte ma è da ricaricare.
Libri ? Chi cazzo li compra più i libri, decreta Roddo. Avrà di certo un senso, meglio annuire.
Fumetti, un’intera collana di Tutto Tex, ancora prezzati in lire!, specifica nell’inserzione. Offerta libera, così sono più invogliati a comprare, dice con fare capitalistico.

DVD. Dopo aver riflettuto conclude che nessuno comprerebbe dei Verbatim.
Stessa cosa con gli album degli Scissor Sisters.

Carte da poker Jack Daniel’s, sedici euro. Perché si.

Quando non ha più nulla da vendere siede sul letto, guarda la sua roba e decreta che meno di duecento euro non li farà. La gente compra di tutto, figurati bella roba come quella.

Due settimane dopo, prezzi dimezzati ovunque.
Offerte una sola: venti euro per la colla di Tutto Tex. Venti euro stocazzo, risponde testualmente all’email di paoletto_ferraro. Sarà uno stronzo di cinquanta anni che se lo mena ancora in mano, dice schifato Roddo come se essere uno stronzo cinquantenne che se lo mena ancora in mano fosse il peggiore dei crimini.
In più usa Tiscali. Ci tiene ad aggiungere.

Speranzoso medita un ulteriore taglio dei prezzi, dovrà pensarci bene.
Intanto mi informa che ha una nuova fissa, il granny. Sarebbe interessante studiare come mai l’interesse sia cresciuto in concomitanza con la morte della nonna ma forse meglio che no.
Mi mostra tre video, pessimi e come al solito ride per tutto il tempo.
In uno c’è una tardona con la peluria che arriva all’ombelico e sotto una roba che sembra il Canale di Suez che quasi mi immagino di vedere le navi britanniche impegnate a controllare la rotta delle Indie.

E un chiaro segno che devo tornare a casa.
Saluto Roddo e lo lascio alle granny e al capitalismo.

Slon

Precario – Semplificazioni

Un mondo di semplificazioni.
Dannata pioggia, mi costringe ad assistere alla proiezione di famiglia tipica nella mia casa: io, papà ed Elena.
Se ricordate, non so se mio padre si scopi Elena ma passa una tale quantità di ore in casa nostra da farmi credere impossibile il contrario. Chi permetterebbe ad una donna di stare in casa senza un ricambio bagnato ? Io no e nemmeno mio padre.

Preambolo: scena da sit com.
Siamo seduti tutte e tre sul divano, sto in mezzo, seduto dritto chiedendomi il perché ?
Ah già, piove.
Guardiamo un telegiornale semplificato.

E’ magnifico come descrivono Al-Qaeda, la frase standard è: si sospetta ci sia la mano di Al-Qaeda.
Non so a voi ma qui mi si crea in testa un’immagine di tredici beduini seduti ad una tavola circolare, situato in un bunker ad un chilometro di profondità, con le pareti buie, illuminato c’è solo la tavola ed un grosso mappamondo digitale.
Qual è il prossimo obbiettivo ?
Il Big Ben! Non so perché, non c’è un motivo pratico o economico da giustificare il costo e i rischi dell’operazione ma non me ne fotte, deve andare giù. Cazzo!
Non ci riuscirete mai! Dice Pierce Brosnan legato ad una sedia nell’ombra prima che una scarica di AK lo zittisca per sempre.
I mammalucchi ridono lisciandosi le lunghe barbe.
Lasciatele entrare! Dice una di loro, sedici deliziose e spaventate minorenni entrano pronte ad essere violate, i beduini ridono e sbavano malvagiamente.
Si sente anche qualcosa di antisemita.

Intanto in qualche posto, in qualche parte di Londra, Roger Smith, custode del Big Ben a casa in malattia, sta facendo delle cose tipicamente inglesi quando uno squadrone congiunto di CIA, MI5, FBI e altri acronimi sfondano la sua porta ed entrano in casa.
Gary Sinise si avvicina a Smith e in tono serioso gli annuncia: Signor Smith, abbiamo evidenti ragioni per credere che dietro la sua diarrea ci sia Al-Qaeda!
Oddio, sapevo che non poteva essere una cosa naturale!
Da quanto tempo è in questa scomoda situazione ?
Circa quattro giorni.
Quante volte al giorno ?
In medie, sette.
Oddio, è peggio di quello che avevamo previsto.
Cosa sta succedendo ?
Smith suda, è sconvolto, Gary Sinise lo afferra per le spalle: Signor Smith deve essere forte, ora le mostrerò una foto, è di grande importanza che lei la guardi con attenzione e ci dica se ha mai visto l’uomo lì ritratto. Tre nostri agenti sono morti per farci avere questa foto, uno di loro era Pierce Brosnan.
Gary Sinise piazza davanti gli occhi di Smith una foto che ritrae Naveen Andrews.
Questo è l’uomo che mi ha sostituito a lavoro!
Oh mio Dio!

La voce quasi piagnucolosa di Elena mi strappa dalla mia fantasia, non so cosa è successo nel frattempo ma il telegiornale è finito, ora c’è quello che oggi chiamano “Rotocalco”.
Ho molta stima per chi scrive questi programmi, sul serio. Non è facile parlare per tre ore di un fatto di cronaca.
Che altro ci sarebbe da dire oltre hanno travata sta ragazzetta morta, con ‘na cortellata e mo stanno a ‘ndaga e sar cazzo chi è stato.
Invece loro no, per tre ore parlano della stessa storia.

Povero, dice Elena quasi in lacrime.
C’è questo tizio, parla del parente o chi per lui che gli hanno ammazzato, piangendo davanti alla telecamera, con lunghi silenzi (ehi così non vale), voce strozzata e altre menate.
Che senso ha farlo ? Come si può solo pensare di esprimere un sentimento assolutamente personale come il dolore in una maniera del genere ? Evidentemente non sa cosa sia il dolore.

Mi rifugio di nuovo nella mia fantasia, ora c’è il principe Harry sulle rovine del Big Ben, canottiera sudatissima, M60 in braccio e spara falciando ondate di cavalca cammelli.
Non vi è bastato l’Afganistan ? Dovevate seguirmi ?
Falcia l’ultima ondata, si avvicina all’ultimo kebbabaro vivo che si trascina a terra verso la sua arma, gli poggia il piede sulla la schiena fermandolo, sfila un sigaro come per magia, lo accende sul rovente M60 e fa una boccata.
State fuori dal mio Impero! Dice all’indossa turbante prima di scaricargli addosso una carica di M60.

Distanti, tra le rovine i fantasmi delle Regina Vittoria e Wiston Churchill guardano soddisfatti. All’improvviso appare affianco a loro il fantasma sorridente di Pierce Brosnan.

Slon

Precario – Autoesame

Quello che scrivo non è una biografia, voglio dire: la mia vita è talmente monotona, noiosa e miserabile.
Rileggendomi sembra quasi che abbia vissuto una sequela di episodi ambientati in un bar. Tragicomica sit-com con risate registrate, girata in studio con un pubblico che non ride mai.

E tanto per cambiare sono al bar, a pensare.

Autoesame, oggi analizzo la mai vita nel modo il più possibile sincero. È ora di cambiare.
Nel poco che ho campato ho provato di tutto.
Avevo quella curiosità per il posto fisso ma sembra che non esista più, ora c’è qualcosa di più dinamico e decisamente meno noioso perché alla gente piace cambiare spesso. Evidentemente non capii bene e mi ritrovai a fare sempre cose noiose.
In seguito provai il Mestiere ma abbandonai subito; è un peccato vedere una persona meravigliosa come me con una cazzuola in mano.
Provai anche con la criminalità, mi avevano parlato di strada facile, periodo di abbondanza seguito da fallimento totale ma va bene lo stesso alla fin fine. Evidentemente anche qui capii male, trovai un socio, andammo a rubare del ferro in un deposito, sedici minuti dopo la nostra carriera criminale era finita.
Fortuna che avevo un avvocato in gamba. Non parlare mai durante il processo tu non sai parlare, mi diceva ed aveva ragione. Tutto sommato fini bene, mi feci la maggior parte del tempo a casa.

Alla fine trovai, no in realtà me lo trovarono, un altro lavoro, sulla carta non era per niente noioso: commesso in una videoteca.
Andava bene finché la gente non comincio a chiedermi consigli che una cosa altamente stronza se ci pensate bene; nell’era dell’informazione e della comunicazione non hanno certo bisogno di un commesso per prendere una decisione. Ci sono interi reparti di marketing che lavorano per convincerli su cosa spendere soldi, cosa centro io ?
Come è questo ? Non lo so, faccio il commesso mica recensioni. Non dovresti rispondere così ai clienti. Si ha ragione, scusi signor René.
Il mio capo il signor René. Brava persona.
Anzi no è uno stronzo, mi ha rimpiazzato con una macchinetta automatica.

Il capitolo alcol è criptico, non è che sono alcolizzato ma non posso affermare nemmeno il contrario.
Prendiamo l’esempio di due sere fa, era sabato sera e come giusto che sia ero ubriaco.
Camminavo nel centro e dovevo avere un’andatura particolare visto che in tanti la commentavano. Tornavo a casa, avevo finito i soldi, quando un manifesto attirò la mia attenzione.
Era un manifesto che pubblicizzava il circo, non un circo normale ma bensì un circo fatto di circensi neozelandesi. I circensi neozelandesi sul manifesto promettevano di mostrar al fortunato pubblico una piovra gigante viva. Mi fermo a pensare a quanto sia una cosa stronza promettere una cosa del genere quando sento il vomito salire e spruzzo per bene il manifesto dei circensi neozelandesi.
La gente è disgustata e passa veloce accanto a me, le mamme si tirano i bambini vicino, qualcuno ride e qualcuno mi insulta. Vomitare sui manifesti dei circensi neozelandesi che promettono di mostrar al fortunato pubblico una piovra gigante viva non è carino evidentemente.
Una vecchia mi si avvicina e severa mi domanda: perché ti riduci così ? Sei un bel giovane !
Che dovrei dirle ? Per dipendenza ? No. Per ostentazione ? No. Per dimenticare ? Dimenticare cosa poi ?
Alla fine le dico la sola è unica risposta sensata: Signora perché non dovrei ? Lei prende la vita troppo sul serio.

Alla fine il giudizio è che sono l’agnostico perfetto. Ho in sospeso il giudizio su ogni cosa. Applicare il pensiero agnostico solo alla religione è così mainstream.
Di sicuro sono il tipo di persona che Dorian Gray non inviterebbe a cena.

Slon

Precario – L’Editoria

Il centro commerciale. È una roba graziosa, l’avranno aperto tipo tre anni fa. Maggiormente ci sono negozi d’abiti per ogni specie di cristiano, dalla fighetta al boscaiolo. C’è una roba che vende elettronica, non ci metto mai piede perché non amo spendere settanta carte per un videogioco che su dei siti inglesi trovo anche a otto carte.
Il pezzo forte è il negozio di libri, una roba fornita a dovere. Gli scaffali sono divisi in genere, gli autori messi in ordine alfabetico e insomma, è un goduria.
Su per giù in tasca ho venti carte scarse e per il libro vorrei spenderne al massimo otto. Dopo Cuore di Tenebra vorrei dedicarmi alla lettura di Colla di Welsh, American Psycho di Ellis o qualcosa di McCarthy. Ne ho sentito un gran parlare ma mai letto nulla.

Disclaimer. Non è che sono contro quel tipo di letteratura tesa a tirar su il soldo, non faccio come i che guevara boriosi contro il commerciale. In francese: non me ne fotte un cazzo.
Appena arrivo c’è questo mega cartellone, pubblicizza il nuovo capitolo di quella roba con i vampiri. Ho provato a leggerlo, solo che non vai avanti molto con vampiri brillanti al sole, personaggi uno più stronzo dell’altro, il tutto condito con una mormonosità dilagante. La più stronza è la protagonista, non fa altro che bagnarsi davanti al petto del vampiro complessato e ai suoi macchinoni. Un grosso spot per macchine da merda aristocratica moderna, ecco cosa è quel libro. Non sono donna ma se lo fossi mi sentirei schifata da come viene rappresentato il genere femminile da quella arrapata.
Vado avanti e c’è il filone delle Little Romantic Trojes, romanzetti fotocopia dove c’è sempre la stronzetta dai quattordici in su che vuole farsi chiavare dall’uomo maturo, quest’ultimo non l’adesca per chiavaggio e basta, come è logico che sia, ma se ne innamora perdutamente passando sopra al fatto che cristodiddio le tapperei la bocca con il cazzo ogni volta che la apre per dire le solite stronzate fatte dalla sua amica Ale a scuola oggi. C’è di buono una cosa però, qui almeno scopano. E pur sempre materiale per ditalini, pensate a come è poco vasto il mercato della pornografia per donne.
E per finire c’è la saga de: Il libro che (soggetto a caso) non ti farebbe leggere mai. Una roba che va bene per i Whine e basta. Loro godono ad incazzarsi per qualsiasi cosa e scrivere boriosi commenti sui forum o sui loro blog, è la loro missione. Non pensano che effettivamente non frega a nessuno la loro opinione sull’argomento, perché se uno a trentasei anni fa ancora il mantenuto dai genitori non deve sorprendersi quando la gente lo tratta come un coglione anche quando parla seriamente. Questi sonno i Whine.
L’editoria è retta dai ditalini e dagli incazzati. Roba semplice, va forte ultimamente. E’ un incoraggiamento per tanti provetti scrittori, chiunque sia capace di mettere due parole in croce butta giù un manoscritto.
Purtroppo alcuni vengono pubblicati.

Mi fiondo su Colla di Welsh e vado alla cassa, ho bisogno di uscire da qua. Non mi accorgo nemmeno che ho sforato il budget previsto spendendo dodici carte.

Slon

Precario

Un video sul Figging.
Lui presume che tutti sulla faccia della terra sappiano cosa è il Figging, che tutti roteano Google alla ricerca di qualcosa veramente ma veramente fuori dalla norma e per Dio c’ha ragione. Non so voi ma pur non sapendo cosa è il Figging potrei scrivere una bella analisi sui vari fisting, pegging o CBT.
Come tutti mi ritrovo la sottocartella occultata con roba particolare,l’ho nascosta in C:Programmi/Blacke Isle/Baldur’s Gate 2 Shadow of Ahm/data 3. E’ il mio videogioco preferito perennemente installato sul mio pc dal 2003, a chi mai verrebbe in mente di andare a spulciare quella roba.
In maggioranza ci sono video con cavalli, cani e inglesi. La qualità dell’immagine è spesso pessima ma si riesce ad intravedere quel che serve, la tengo occultata per mio padre.
E’ un po’ così così da quando mamma è morta e vedere l’invidiabile collezione strange porno del figlio non lo aiuterebbe. Una volta l’ho beccato che guardava una roba old di romani che trombano le appena sottomesse egiziane su uno di quei canali scarsi che la notte si danno al porno senza penetrazioni, aveva la mano infilata sotto i pantaloni abbottonati, appena si accorge della mia presenza cambia canale e simula una grattata di palle veramente ben recitata. Povero papà ridotto al porno di quarta categoria.

Ma dicevo del Figging. C’è questo mio amico che chiamano Roddo, un vero esperto in materia. Ha questo sito in homepage dove c’è tutto un listone di video con roba veramente ma veramente particolare. Dai cani ai cavalli agli incidenti sui set porno e questo video sul fidding rientrava proprio in quella categoria.
Ci sono queste due lesbiche bionda e mora, la mora infila di tutto nel culo della bionda: cazzi di plastica, cetrioli e infine lo zenzero. Appena comincia ad entrare le brucia, urla, si agita, stringe i denti e dice STOP STOP STOP ma la bruna non si ferma. Entra tutto ci sono un paio di minuti di pace tra risate e slinguazzate ma poi il dramma, la bionda porta una mano al buco del culo e non sente niente, il pezzo di zenzero è entrato tutto. Comincia ad agitarsi e a spremere forte ma niente, corre il regista per tranquillizzarla ma lei scoppia in un pianto rabbioso e per cinque minuti buoni è un teatro di urla, minacce e un volgare slag. Quando tutto sembra perduta arriva il deus ex machina, un grosso nero con uno strano aggeggio in ferro ben saldo nelle mani. E’ un coso di ferro con due specie di braccia che terminano in alette e una manopola sulla destra. La fa mettere a pecora, mette le due alette all’estremità dei bracci nel culo della bionda, comincia a girare la manopola e i bracci si allargano uno a sinistra l’altro a destra, il buco si spalanca e con una mossa fulminea il tizio infila la mano nella galleria e tira fuori il pezzo di zenzero tra l’urlo di dolore della bionda che per un po’ sviene.
Ma quando rinviene ha un’aria sollevata.
Roddo si fa delle gran risate e devo ammettere che un lato comico l’intera faccenda ce l’ha.

Dopo il video è l’ora di far un po’ di soldi. Si va nella stanza della nonna.
Ai lati del largo letto matrimoniale ci sono queste due statue della Madonna, una vestita di nero e con la solita corona sulla testa e l’altra vestita d’azzurro senza corona. Entrambe giungono le mani in una preghiera, entrambe sono terribilmente inquietanti. Stesa tra le due madonne c’è la nonna.
Buongiorno.
Buongiorno, chi è ‘sto giovane ?
Sono un amico di suo nipote signora.
A chi appartieni ?
Come ?
Chiede chi sono i tuoi genitori, suggerisce Roddo mentre fruga in un portagioie posto su un vecchio mobile di legno che dove contenere coperte, lenzuola e cose così.
Ah beh, non credo che li conosca
Dimmi un po’ che numero di scarpe hai ?
Uhm…quarantatré
Mio fratello Ettore, compro’ un paio di scarpini ma non li mise mai perché è partito come soldato. Gliel’avevo conservati nel mio armadio ancora dentro la scatola per quanto sarebbe ritornato ma m’hanno detto che è disperso e che non tornerà per molto e stanno lì a rovinarsi da sole. Prendile un po’ e vedi se ti vanno, almeno qualcuno le usa.
Vado verso l’armadio, non è che li desideri tanto, non so che farne ma non mi capita tutti i giorni di ricevere in regalo scarpini all’ultimo grido settanta anni fa e quindi obbedisco.
Lascia perde, quelle scarpe non stanno più in quell’armadio da Dio sa quanto, la nonna non ci sta tanto con la testa. Dice Roddo.
Non so che fare la nonna continua a guardami e a indicarmi con gli occhi l’armadio, per fortuna Roddo mi salva, prende il telecomando accende la televisione che immediatamente attira l’attenzione della vecchia facendole dimenticare, scarpe, fratelli morti e guerre di cui si fa un gran parlare ancora oggi nonostante siano finite settanta anni fa. C’è quel programma dove inscenano una causa giudiziaria. Quel tribunale è terrificante che nemmeno quello di Kafka regge il confronto. Ma i vecchi adorano guardarlo.
Il mio amico ha in mano tre braccialetti e un anello che sembrano d’oro. Va verso la nonna la bacia sulla fronte e le dice che tornerà tra un po’. Lei non ascolta, la sua attenzione è rivolta alla televisione.
Ma come la lasci sola ?
Si.
Ma come ?
Qual è il problema, lo faccio di continuo.
E se succede qualcosa e non ci sei ?
E se succede qualcosa e ci sono ?

Prendiamo il cesso di macchina di Roddo.
La destinazione è un paese che dista circa una ventina di chilometri dal nostro, andiamo ad incontrare una nostra vecchia conoscenza.
La vecchia conoscenza è un certo Storage, di cognome. Si dice che il padre gli abbia lasciato parecchi soldi. Si dice. Storage sarà alto un metro e novanta, quasi due. E’ ricurvo, ha occhiali spessi talmente spessi che gli occhi da dietro le lenti sono piccolissimi, da far impressione e sono azzurri. E’ calvo e i pochi capelli che gli sono rimasti sulle tempie e sulla nuca sono di un biondo spento.
Con l’aspetto che si ritrova Storage nella vita non poteva far altro che comprare e vendere oro.
Il suo negozio è uno sgabuzzino vuoto, eccetto per una rovinata scrivania bianca riciclata come bancone e un credenza, anche lei bianca, dove sono esposti tre orologi ancora prezzati a Lire. I muri sono spogli eccetto per un vecchio cartellone pubblicitario della Casio tenuto al muro con un chiodo poco elegante. Ovviamente anche i muri sono bianchi, un bianco ammuffito.
Storage non c’è mai, esce dal retro del negozio solo quanto sente la campanella della porta, per questo nessuno gli porge mai la mano per salutarlo.
Ue ragazzi.
Ehilà, tutto bene ?
Si. E tira su un moccolo d’altri tempi. Che vi serve?
Satriano gli mostra i bracciali e l’anello, Storage prende la sua bilancia, pesa gli oggetti, li palpa, li guarda con una lente d’ingrandimento, un occhialino, li sfrega su un coso nero e dice: centodieci
Benissimo, grazie, ciao e che Dio benedica la tua attività.
Centodieci carte pulite. Che Dio benedica anche l’Alzheimer.
I soldi vanno rinvestiti in sigarette e alcol.

Il bar era il punto di ritrovo di gente particolare. I clienti fissi, quelli che trovi seduti ai tavolini a qualsiasi ora del giorno, erano sei o sette. Di questi sei o sette facevamo parte anche io e Roddo. Gli altri si sono avvicendati nel corso degli anni, tra i tanti ricordo: Porcaria, Pesce in culo e Mezzo Mezzo. Ovviamente avevano anche dei nomi propri ma che gusto c’è ad usarli quando a uno puoi chiamarlo Pesce in culo.
L’argomento di oggi è: cosa accade dopo la morte ? Quello che rimpiango in vita mia è l’avere una pessima memoria, chissà quante epiche disquisizioni di gente ubriaca su argomenti di tale portata ho rimosso.
La mia opinione è semplice, non so cosa c’è dopo la morte e non mi interessa neanche. Alla fine sarà sicuramente tanta aspettativa per nulla, un po’ come Avatar. Se c’è qualcosa spero che sia una nuova vita in un universo simile a quello di Star Wars. Bellissimo ! Un universo dove il bene e il male sono ben distinti, ci sono gli Jedi, monaci che hanno reticenze sullo scopare e che si circondano di giovani allievi ma almeno hanno le spade laser e sono telepatici. Vuoi mettere ?
Dicevo… ah si, del bar, divagare è un mio dannato brutto vizio, cominciate a farne l’abitudine. Era proprietà di un certo Santorso, tutto attaccato. Uno si aspetterebbe di trovare un apostrofo lì per mezzo ma niente, resta deluso. Santorso aveva i soldi e che io sappia ce li ha ancora, la dote era frutto del padre uno che aveva le palle sotto dice la gente. Una bottega di ferramenta da terzo mondo l’aveva lanciato, lui ci sapeva fare, i tempi erano favorevoli, la concorrenza non proprio feroce e inoltre aveva le palle sotto. Ebbe due figli: uno interessato al lavoro del padre, l’altro interessato ad altro.
Il nostro Santorso odiava la ferramenta, lavorò lì con il cappio fino alla morte del padre e alla divisione se la fece dare a soldi dice la gente, tradotto vuol dire che la sua quota della ferramenta fu comprata dal fratello. Aprì un bar, non una cosa di lusso e nemmeno una cosa scadente. Una cosa che va avanti. Roddo ed io andavamo alle elementari con lui, restò un buon rapporto e dal giorno dell’inaugurazione diventammo clienti fissi.
I suoi clienti si dividono in teologi, filosofi, avvocati, commissari tecnici e dirigenti. Da bar. Ognuno con la sua opinione su Dio, la Madonna, Cristo, tutti santi, i politici, l’economia ecc… ognuno con l’innegabile convinzione di essere un gradino sopra gli altri e di avere la conoscenza suprema. Puoi lanciare qualsiasi argomento, nessuno uscirà dalla discussione con un non lo so’, non è il mio campo o boh. 
Dopo quello che succede dopo la morte si passa a discutere di circoncisione e prestazioni sessuali. Pesceinculo sostiene che un cazzo così non è buono per chiavare ed è inutile controbattere, avrà certamente più rilevanza la sua opinione che quella di una donna che ha provato entrambi i tipi di joystick.
Un altro argomento ciclico è la grande occasione che ognuno di loro ha avuto nella vita. Ognuno nella vita ha avuto la grande occasione di diventare qualcosa di importante ma o ha rifiutato perché ama la modestia o perché il diavolo ci ha messo la mano, chissà quante volte mi sono ritrovato al bancone con mancati milionari. Sì, l’occasione mancata è sempre far soldi e niente più.
In realtà la massima aspirazione a cui potevano mirare la maggioranza di loro è diventare un’incubatrice per un Alien.
Con Roddo discutevamo sempre di come un giorno avremmo avuto l’intuito per un’idea geniale e sarebbero fioccati i soldi, non eravamo poi tanto diversi da quegli alcolizzati. A dire il vero eravamo loro da giovani. Una trovata geniale, tipo mettere una cyclette in acqua e brevettarla, non arrivò mai purtroppo.

Santorso spilla birre su birre.
Bravo ragazzo Santorso, ha un unica pecca: è un fanboy Apple, onora il santo codice del Mac. È uno di quelli insopportabili, crede di far parte di una ristretta schiera dall’intelletto superiore solo perché usa un sistema operativo diversamente abile. Te lo vedi dietro al bancone con il suo portatile dalla mela lucente, il suo Iphone dal retro in vetro, porca troia ha anche un adesivo della mela dietro la macchina e cinque o sei T-Shirt. Gli manca solo un cazzo di tatuaggio sul collo.
Che gente gli Applefags.

Centodieci carte non durano molto in un bar, sopratutto se offri a sgaso, e per sera le quasi abbiamo finite.
Saluto e mi avvio verso casa a piedi.

Seduto a tavolo mio padre ed Elena mangiano. Elena è un vicina di casa, divorziata vive da sola. È sempre a casa nostra, non so se mio padre la scopa, buon per lui se è così, ma a quanto pare il loro passatempo preferito è mangiare mentre guardano e ascoltavano i belati nei pietosi servizi con musichette di sottofondo messe lì alla cazzo di cane.
Dove sei stato ? Chiede Elena.
Dove vuoi che sia stato ? Al bar a suonare la tromba.
Così chiama mio padre il bere da una bottiglia: suonare la tromba.
Non gli do retta, come sempre. Lo pseudogiornalista legge una notizia Ansa battuta da poco: “Un barcone e’ stato soccorso dalla corvetta Fenice della Marina Militare a 28 miglia a sud di Lampedusa. I 92 extracomunitari, tra cui tre donne, sono già stati trasbordati sull’unita’ che sta facendo rotta verso l’isola, in attesa di essere presi in consegna da una motovedetta della guardia costiera”. Dice tutto in quindici secondi, gli serviva spazio per le cose importanti.
Eh Cristo, a questi dovrebbero prenderli a manganellate nelle gengive dopo vedi se ritornano. Prontamente ribatte mio padre. Questa è la sua soluzione ai problemi nel mondo, manganellate nelle gengive.
A me non me ne fotte un cazzo! Dice Elena. Lei i problemi del mondo li ha già risolti, non gliene fotte un cazzo.
Questa in breve è la mia famiglia. Oramai ci vedevamo solo a tavola la sera, ben presto mi sono stancato di sbrigare anche quella formalità e rincaso quando già dormono. Non so se nello stesso letto, a me non me ne fotte un cazzo.
È strano quanto sia facile abitare nella stessa casa con delle persone e non riuscire lo stesso a vederle per settimane.
Vado in camera dalla finestra arriva la musica di Mariangela, fighetta di trentanni alta un metro e un cazzo che potrebbe essere una bella scopata se spegnesse quella radio e uscisse di casa. Oggi ascolta un pezzo non comune, una canzone di Lucio Dalla dove lui incontra una puttana ottimista e di sinistra e io mi chiedo come si può essere ottimisti e di sinistra al tempo stesso. È sabato. Non mi va di uscire, è sabato sera ma non mi va. E non ho nemmeno chissà quanti soldi, grazie a Santorso. Crollo sul letto per il solo gusto di farlo, non perché sono stanco, a pancia all’aria accendo una Lucky e solo quando arrivò il momento della scrollata per far cadere la cenere mi accorgo che non ho un posacenere o niente di simile. Cicco per terra.
Non mi va di far niente, ne di leggere Cuore di Tenebra di Conrad che ormai sta poggiato lì sul mio comodino con la copertina coperta di polvere e con Marlow ormai fermo da settimane a cercare bulloni per riparare il battello, aspetta solo me che riprendo in mano il libro e vado avanti.
Lancio il mozzicone dalla finestra incurante di dove finisce, spero sulla testa di Mariangela che ora sta ascoltando una merda neomelodica.
È quella fase depressiva dove mi costringo spesso, in pratica mi deprimo per un qualche cosa qualsiasi. Il motivo ? Boh, forse perché mi piace. So che è una cosa assai stronza ma non m’interessa.
Mi sveglio alle otto del mattino di domenica. Ho dormito con i jeans e la maglietta nera che indossavo al bar, la premura di togliermi le scarpe l’ho avuta.
La prima cosa che vedo appena svegliato è la mia immagine riflessa alla specchio, dato che ho un singolare specchio rettangolare proprio difronte al letto, e una stampa di De André comprata in quei mercatini simil-antiquariato che fanno d’estate dove tra tanta merda trovi anche qualcosa di decente. La pagai tre carte, comprai una cornice a sette carte e la piazzai a destra dello specchio. È in bianco e nero, c’è il suo volto di profilo che si sporge verso il microfono mentre impugna la chitarra. La stampa ha una leggera sfocatura, mi piace quella sfocatura.
Sceso dal letto mi spoglio e metto il pigiama, se mio padre mi vedesse vestito con quegli abiti stropicciati alle otto di mattino farà un lungo sermone su quanto sia una cosa stronza andar a dormir vestiti e voglio evitare.
Vado in cucina per il caffè. Sta ancora dormendo o stanno ancora dormendo, la domenica si concede o si concedono le nove del mattino.
Metto sul fuoco la moca e aspetto. Per far passare il tempo accendo la tv e c’è la Santa Messa, perché prendersi il disturbo di uscire la domenica mattina presto per andare a messa quando puoi seguirla comodamente a casa su Rai 1 ? Sul secondo canale ci sono Tom & Jerry che tentano di squartarsi, al sesto c’è l’A-Team impegnato in una sparatoria. Quei tizi buttano fuori quintali di piombo a ogni episodio e non hanno mai fatto saltare il cranio a nessuno. Anche questa è una cosa piuttosto stronza.

Slon