Crescere

Un bel giorno, mentre passeggiava per strada, la Sensibilità di una persona conobbe per caso un educato e distinto giovanotto, appartenente alla tanto discussa stirpe dell’Eventualità.

Si piacquero subito; e dopo un breve e intenso corteggiamento denso di spettacolari emozioni danzanti, si ritirarono in una mansarda semibuia e appartata, e lì vissero una notte di fuoco, amandosi con delicatezza e passione e istintiva forza. All’alba il giovanotto lasciò la stanza e andò per la sua strada per non tornare mai più, lasciando la Sensibilità sola ma non ferita, abituata com’era ai brutali meccanismi della Creazione.

Come spesso succede la sensibilità restò incinta e, sempre adagiata nella piccola mansarda, partorì in fretta e furia una piccola idea. Da madre esperta ma indifferente qual era, cullò e nutrì la piccola neonata il tanto che bastava per non farla morire di stenti, e poi la abbandonò, per tornare nel mondo, a cercare altri amanti.

La piccolina aveva suo malgrado un’indole forte, e dopo un iniziale attimo di smarrimento, cominciò a camminare fiera. Viaggiando e vagando per le sterminate città della mente, nutrendosi come e dove poteva e stringendo passeggere amicizie con i pensieri che le abitavano, la piccola idea cresceva e imparava, faceva errori e soffriva, guadagnandone in forza e personalità, imparando a rispettare i suoi limiti, e allo stesso tempo a coltivare la sua ambizione. Divenne abbastanza furba da capire come evitare le pattuglie della Razionalità e del Giudizio, che l’avrebbero sicuramente arrestata e portata a marcire nelle prigioni dello Sconforto; quando si sentì abbastanza matura e allo stesso tempo stanca di vivere in un mondo tanto magico, quanto effimero e crudele, come quello della Fantasia, la piccola idea, ora non più così piccola, decise di partire.

Raccolse i sui pochi vestiti e tutto il suo coraggio, e si presentò ai confini del Pensiero.

Lì si imbarcò clandestinamente in un treno velocissimo e mutevole di processi chimici e fisici, e si trasformò, da impulso elettrico ad energia pura, e viaggiò veloce veloce, guadando fiumi di sangue e calandosi da montagne di muscoli e fibre nervose, fino ad arrivare finalmente alle vette più alte e sdrucciolevoli delle dita, e lì forse si fermò un attimo a riprendere fiato e coraggio, ad osservare lo sterminato quadro della Realtà che si stagliava oltre l’infinito strapiombo di fronte a lei.

Quando si sentì abbastanza pronta, quando si sentì abbastanza folle, chiuse gli occhi e si lasciò cadere.

Cadde, in pace, senza sapere più cosa fosse, senza sapere se sarebbe sopravvissuta al volo, cadde a lungo, gustandosi il vento dell’improbabilità che le scompigliava i capelli.

Cominciò a scorgere un mare bianco e perfettamente calmo, sotto di lei, che si avvicinava sempre di più. E poco prima di infrangersi, fu catturata al volo da una torre enorme e nera e cilindrica, che rallentò la sua caduta e sezionò con gentilezza il suo essere, trasformandola in piccole molecole d’inchiostro sparse, che poi planarono ballando, adagiandosi sulla superficie immobile del mare bianco, diventando onde di parole che si espansero piano fino alle spiagge ai bordi del foglio, riempendo il mare di carta anonimo e movimentandolo con tempeste e brezze gentili, quello stesso mare che poi si trasformò ancora e ancora pur rimanendo lo stesso, e che è lo stesso in cui voi state navigando ora.

La piccola idea ora è diventata realtà, e passeggia nel mondo, e forse chissà, forse anche lei un giorno conoscerà qualcuno, e amerà o verrà amata, e avrà a sua volta dei figli.

Non ha importanza il futuro; la piccola idea ora è felice, e vive dei vostri sorrisi tanto come dei vostri sbadigli.

Questa è la sua storia; grazie per averla respirata.

K

4 thoughts on “Crescere

  1. Mi è piaciuta tanto. Secondo me è la migliore finora, senza nulla togliere alle altre, ma qui hai davvero superato te stesso.

  2. Misto tra invidia e ammirazione. Veramente bella. Forse il migliore dei tuoi scritti (non so quello che scriverai domani, quindi un forse).
    A seguire, appunti prescindibili di uno che non ha mai scritto un cazzo.
    Non svelare subito la protagonista del racconto, mantieni il soggetto in sospeso (bravo quando dici genericamente di una “piccola creatura”, continua a sottintenderlo utilizzando semplicemente aggettivi, come del resto già fai per tutto il racconto.)
    E alla fine, dalle una bella maiuscola all’Idea, che per quanto piccola essa sia – o creda di essere -, è sempre la protagonista di questo splendido corto.
    E rivedrei giusto la paratassi del terz’ultimo paragrafo.
    Ma questo è il mio essere figlio di insegnante di italiano che entro mi rugge, puoi benissimo fottesegare senza remore.

    Son contento quando apro ‘sto blog.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.