Fool man walking

Pure qui.

Dunque. Ieri mi trovo in treno diretto verso casa, dopo una settimana di flebile baldoria in giro per la regione. Devo essere più stanco del previsto, dato che ad un certo punto mi becco davanti LUI, l’incubo di tutti i viaggiatori mentecatti, il cerbero CONTROLLORE delle fs dal berretto verde e dallo sguardo spento.

Dopo averlo informato della mia mancanza di biglietto e della mia infanzia difficile, vengo più o meno gentilmente costretto a scendere.

Nella fermata più brutta e desolata d’Italia. Barbabecco qualcosa, cazzo ne so. Lascio andare lo sguardo al villaggio-quartiere dietro la stazione. Un misto tra Da Nang e il parcheggio di un ikea. L’attrazione principale è un ferramenta chiuso.

Non una sala d’attesa, un bar, nemmeno una panchina in cui dissolversi una mezz’oretta, il cappello sugli occhi, la mano in tasca chiusa sul coltellino svizzero, in caso qualcuno volesse rubarmi i sogni.

Mi avvicino alla bacheca degli orari. Con molta difficoltà, scrutando attraverso peni stilizzati, citazioni ricercate del tipo “chiKKo tvkbmamo si 4ever kk tt 32925252 mangio caZZI sl groSSI” e macchie e incrostazioni di dubbia origine, scopro che il successivo mezzo di locomozione sarebbe arrivato dopo due ore.

DUE ore.

Tutto il mio equipaggiamento consiste in uno zaino pieno di vestiti sporchi, un cellulare scarico, una sterlina e un sacco di sorrisi.

Mi guardo attorno in slow-motion, giro su me stesso a braccia spalancate tra i binari, datemi il giusto accompagnamento e una voce in falsetto e vi divento la nuova stella mestruopop delle classifiche.

Guardo l’orizzonte.

All’improvviso mi sale una voglia irrefrenabile di un’infanzia di frontiera americana alla HUCKLBERRY FINN, e decido di incamminarmi a piedi seguendo la confortante linea delle rotaie. Una quindicina di km mi dico, che cazzo perchè no? C’è gente di 25 anni che fa scoperte scientifiche, vince motomondiali, va in tv in prima serata, perchè io non dovrei riuscire a farmi 15 chilometri sotto il sole?

Mi incammino.

Dopo il primo km la simpatica temperatura mi convince a continuare a torso nudo come i veri LORENZI LAMAS.

Dopo il secondo, le zanzare mi fanno omaggio di un nuovo tatuaggio sul petto, un’originale scritta “MORIRAI” in latino, con tanto di ombre, sfumature, e un piccolo bafometto che spunta da dietro una colonna in stile bisanzio antico.

I treni mi passano accanto e mi suonano come se fossi una battona sul marciapiede, l’orizzonte si fa sempre più monotono e sfuocato: più o meno al quinto km, decido di uscire dal percorso e tagliare in mezzo ai campi. Tanto. Se taglio di qua, poi giro di là, esco da cip e passo per ciop. Facile.

Mi perdo.

Vigneti, rovi e prati fioriti, rumoracci nell’erba sicuramente provocate da anaconde assassine, piccoli oceani di fango da guadare che non si capisce nemmeno da dove arriva sto cazzo di fango, che non piove da sei mesi. Beh insomma mezzo apocalypto e poi arrivo in un piccolo centro abitato a me sconosciuto. Vorrei chiedere informazioni, ma non c’è NESSUNO.

Voglio dire, sarà l’una di pomeriggio. Un bambino in bicicletta. Una mamma che sbatte una tovaglia. Un contadino ottantacinquenne analfabeta. NIENTE. Imposte chiuse, nessun rumore. Mi sembra di trovarmi nei titoli di testa di un film di Romero. Rimetto la mano in tasca sul coltellino. Continuo a vagare a cazzo.

DEUS EX MACHINA: una vecchietta su una polo si avvicina. Sembra un miraggio, ma io mi butto davanti e lei si ferma. Ci metto almeno due minuti a convincerla ad aprire il finestrino; finalmente, balbettando, mi spiega dove sono, ovvero nell’ESATTA direzione opposta rispetto a dove devo andare. Faccio per ringraziare, ma alla seconda i di “gentilissima..”la vecchietta è già sparita all’orizzonte.

Mollo una sessantina di bestemmie, così, tanto per requilibrare il karma, e mi invio nella giusta direzione. La la la, cammina cammina, trovo una tangenziale. Non ricordo di aver mai provato sollievo alla vista di una tangenziale, prima d’ora. Decido di tornarci in un futuro tramonto con la mia prossima ragazza, staremo abbracciati sul ciglio a vedere gli scania passare, e proveremo un senso di pace con l’universo. Provo a fare un pò di autostop ma appena la gente mi scorge scattano delle risate registrate alla Bill Cosby, loro sgommano di gusto e si allontanano leprotti.

Nell’avvicinarmi di nuovo alla realtà conosciuta, non so perchè, ripenso al manuale delle giovani marmotte che avevo da piccolo. Inizio a vedere paperi in casacca morti con la coda dell’occhio.

Infine dai, basta. Arrivo in un paesello conosciuto dove un’amica ha un negozio: mi accascio fuori e aspetto per una mezz’oretta l’apertura. La tipa arriva, mi trascina dentro, mi lancia un bicchiere d’acqua in faccia e mi presta il suo telefono. Chiamo il fratellame strappandolo ad un pomeriggio di sole e sorrisi e lo costringo a venire a prendermi con la motoretta. Breem brem, da dove cazzo arrivi, guarda lascia stare

Arrivo a casa, scrivo sta roba, e mi addormento sul tappeto.

Ciao.

Kiree

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