Il poco che rimane (Interludio)

“Per mettere alla prova la realtà dobbiamo vederla sulla fune del circo. Quando le verità diventano acrobate, allora le possiamo giudicare.”

O. Wilde

Ci sarà una volta un uomo distratto che leggerà una storia, e sarà una storia già sentita, ma all’uomo distratto non importerà, perchè in quei tempi tutte le storie saranno già state raccontate, sentite, ricordate.

La fine della Fantasia non coinciderà con la fine del Bisogno di ascoltare. Ricercatori rinomati studieranno nuove forme di ispirazione rinnovabile, e spacceranno per nuove quelle forze che in realtà ci accompagnano dalla prima volta che un uomo rimase insonne a contemplare il cielo di notte, chiedendosi perchè si sentiva così. Ma infine il Sogno si addormenterà e sognerà sè stesso, escludendoci dal meccanismo della Creazione e lasciandoci istupiditi e boccheggianti.

Gli ultimi, frastagliati anni del tormentato impero dell’Immaginazione si svolgeranno nei palmi delle mani di mercenari vestiti da bardi, signori del riassunto e khan del riciclo, e spolveratori di professione, filantropi del deja vù, archeologi degli archivi, alchimisti del remake, oh .

(Non sai dirlo? Fallo dire a qualcuno più bravo di te. Qualcuno del secolo scorso magari. Tanto, lui ormai è schiattato e tu fai bella figura. Tutti contenti.)

Col tempo gli alfabeti si dilateranno e si sdoppierano, solo per avere più modi con cui dire sempre le solite cose. Le persone acculturate parleranno attraverso mille e più bocche; quelle semplici attraverso quelle quattro labbra al momento più convenienti nel loro perimetro di realtà. Ai creatori per dono di nascita verrà imposto per tutta la vita di ricordare i volti dei loro infiniti padri, e saranno di fatto convinti dell’inutilità di mettere al mondo altri figli, poeti timidi dal sangue indebolito, che non riuscirebbero mai a sopravvivere tra le macerie dell’Arte, costretti a vagare infreddoliti di notte, cercando focolari sempre più rari e isolati.

L’uomo distratto leggerà la storia già sentita, e sarà una storia che racconterà di un uomo piccolo e distratto come lui, che un giorno, un po’ per inclinazione un po’ per caso, scoprirà l’esistenza di quelli che all’inizio gli sembreranno altri mondi. Col tempo gli altri mondi diventeranno diversi piani di una mente, ma quale mente? La sua? No, troppo facile. La storia sarà un po’ più complessa. O forse farà solo finta di esserlo. Una truffa narrativa come tante.

(Alzate i vostri calici vuoti e dissetatevi.)

L’uomo distratto, quello della storia già sentita, intraprenderà un viaggio con alcuni compagni, invitati rapiti ad una festa di nozze tra l’empatia e l’improbabilità, e sarà un viaggio di convenienza che diventerà un viaggio di scoperta e poi di necessità. Necessità di trovare qualcosa, ma soprattutto necessità di cercare qualcosa.

(Quel poco che rimane. Se c’è.)

L’uomo distratto sulla poltrona vedrà l’uomo distratto della storia già sentita alzare una bussola, consultarla attentamente per poi gettarla in un buio che non è proprio buio. Lo vedrà incamminarsi su una strada che non è proprio una strada, e deciderà di seguirlo, non avrà nulla di meglio da fare. Il finale ancora non lo sa, ma tanto sarà come tutti i finali, no?

(No?)

Kire

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