Polvere (Libera Nos a Malo)

“Non biasimatelo se egli adesso la vede, e non date a lui la colpa se diventa matto solo perchè maestri e sacerdoti non furono abbastanza saggi da insegnarli che l’esplorazione della realtà non ha mai termine, e che siamo degli stronzi a limitarci all’abbiccì del mondo.”

Henry Chinaski, Los Angeles 1967

Zion appoggiò su di me il suo sguardo interrogativo, insieme a quell’espressione di esagerata rassegnazione pietosa che ormai conoscevo bene, come se dovesse ricordarmi di continuo quanto gli pesasse sopportarmi e viaggiare con me, io che ero così stupido, così limitato, così inesperto, così…umano.

Ma avevo imparato presto che questo atteggiamento era solo il suo modo di gestire le nostre profonde differenze; dove io avevo inizialmente reagito con lo stupore e la paura, e in seguito con il rispetto e la pazienza, lei reagiva con l’orgoglio e il sarcasmo. Non era un rapporto poi molto diverso da quello che avrei potuto avere con altre persone come me, altre persone “normali”.

Ci si passa tranquillamente sopra, se ci sono degli obiettivi in comune o se semplicemente ci si vuole bene. Tutt’ora non so quale delle due cose fosse la mia giustificazione. Non ha importanza.

“Continua a leggere.”

Zion emise uno dei suoi ringhi leggeri di frustazione, e continuò a scartabellare tra i vecchi fogli sparsi pieni di scritte sottili. Ricominciò a leggere a voce alta.

“Una volta, prima della Guerra, prima dei numeri e dei simboli, era conosciuto come il Re della Polvere, anche se nessuno sembrava ricordarsi perchè. La gente gli aveva dato quel soprannome più che altro per sapere come riferirsi a lui, dato che aveva la bizzarra abitudine di presentarsi sempre con nomi diversi. Lo si vedeva spesso saltellare di qua e di là, nei quartieri bassi di Meralosca, dove viveva; eppure, i singolari servigi che offriva erano spesso richiesti anche dagli altri quartieri e perfino dalle Corti, di quando in quando. Di origine era umano, e proveniva dalla Concezione del Compromesso. Non aveva sangue di Artista, come molti pensavano: spesso doveva ingaggiare agenti esterni, mercenari della Creazione, per riuscire a tradurre determinate voci e a trattare con i suoi clienti. Ma c’era una cosa in lui che nessun altro sembrava avere, ovvero una smisurata empatia nel capire istantaneamente cosa la gente desiderasse, nel profondo delle loro anime. Oltre a questo, possedeva una scaltrezza da brigante e un approccio molto….Dio della pazienza, cosa sono queste idiozie?”

Zion roteò gli occhi al cielo ed emise un flebile ululato. Ridacchiai.

“Sai, se fosse rimasto nella mia vecchia concezione, un tizio così sarebbe stato veramente un personaggio. Probabilmente avrebbe fondato una religione tutta sua.”

“Dal poco che so della tua concezione, un tipo così lo avrebbero ammazzato prima che iniziasse a fare danni. In ogni caso non mi sembra nulla che ci possa essere utile, e nemmeno niente di interessante. Dove hai trovato questi appunti?”

“Non…” mi bloccai di colpo, una fitta feroce di dolore alla testa mi paralizzò per qualche secondo. Non era la prima. Da quattro giorni ormai mi preparavo silenziosamente a sognare: quattro giorni di veglia, di meditazione, digiuno e strani piccoli rituali per stimolare la mente. Ma la mia mente era solo umana, e non completamente abituata ai cambi di strato. Sognare era ancora doloroso, per uno come me.

Mi aspettavo che Zion ripetesse la domanda, che mi schernisse addirittura, eppure tacque. Mise da parte i fogli di appunti e aspettò che l’ondata di dolore se ne andasse, poi abbaiò.

“E’ un errore. Non sai nulla di questo tizio, e anche se fossimo sicuri che può aiutarci, tu non sai ancora sognare da solo. Nel migliore dei casi rischi di tornare impazzito. Nel peggiore..beh, lo sai. Non lo fare.”

“Alternative? Uscire ed essere catturati oppure rimanere in questo scantinato a litigare fino a che non marcisce il tempo. Rischio volentieri.”

Silenzio nervoso.

“Il Re ci serve, canefinto. So io perchè. Tu pensa a fare la guardia, che io vado a prendere il nostro profeta per le orecchie.”

L’incenso bruciava lentamente, facendo il rumore di treni immobili, arrugginiti e abbandonati, il loro carico di ricordi saccheggiati dai vagabondi del Sentire.

Kire

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