(J&B) Season finale – parte 1

Ho provato diverse volte a fare un rewind ma niente di chiaro.
I ricordi cominciano dall’ospedale. Prima di quell’esperienza non sapevo che infermieri e le guardie in accoppiata sprigionassero un tale carica di umorismo.
Giuro che avrei riso anche io se il soggetto delle battute non fossi stato, appunto, io.

Il perché mi trovavo lì e il perché non vedevo un cazzo mi è stato ampiamente spiegato in diverse sedute tra me e il mio avvocato, durante il processo con rito abbreviato e diverse visite mediche.
Per farla breve: il colpo andava bene, avevamo sei sacche piene di belle cose e ci stavamo dirigendo alla breccia nella rete ma non ci arrivammo. A una delle due guardie giurate, quella obesa, venne da pisciare e sfortuna volle che noi impavidi tre transitassimo in corrispondenza del suo cono visivo.
Anni di Commandos mi hanno insegnato che i nazisti sono attratti dalle sigarette e che ad una certa distanza il cono di colore verde schiarisce fino a sparire e loro non ti vedono più, i nazisti hanno anche una vista limitata. Oltre ad avere i paraocchi. Ed essere attratti dalle sigarette.
Le guardie giurate no.
Se nella guerra Hitler avesse schierato frotte di guardie giurate ora starebbe ancora a Berlino a sorseggiare sangue di vergine dal Santo Graal.
In pratica il tizio mollò il batacchio, estrasse l’arma di ordinanza e come un novello Bruce Willis obeso e a cazzo da fuori scaricò il caricatore verso di noi. Mira di merda, solo due colpi andarono a bersaglio, uno beccò il povero Drobo al collo, addio Drobo, un altro si schiaffò in una colonna di cemento armato alla mia destra, le schegge di rimbalzo si spalmarono sulla mi faccia.
Dell’altro nessuno ha saputo più nulla, sarà tornato oltre la cortina di ferro.
E questo è tutto; sono seguiti mesi di riabilitazione per l’occhio destro, mesi di faccia a faccia con l’avvocato e tre giorni di dibattito sui media nazionali riguardo all’eccessivo uso della forza da parte del ciccione. Poi è successo qualcosa di più interessante.
Intanto il giudice mi ha spedito in un centro di disintossicazione. Valli a capire.

Appena arrivato venne un tizio, disse che era stato a casa mia per prendere la mia roba solo che aveva trovato la porta sfondata e non c’era niente. Solo stracci ed un vecchio portatile spaccato a metà. Aveva bussato dalla vicina per chiedere delucidazioni ma lei aveva risposto che non ne sapeva nulla e se mica lui si intendesse di scaldabagni.
Gentile ragazzo, lo ringraziai.
Non è facile descrivere tre mesi in poche righe.
Qui siamo in diciotto, in maggioranza tossici o presunti tali, tutti uomini eccetto una: Monicha con la akka.
Non è per niente scopabile e talmente magra che ha ormai raggiunto un livello successivo, è rinsecchita come se si stesse risucchiando in se stessa, credo che abbia un buco nero in corpo e uno di questi giorni sfaserà e risucchierà prima lei e poi tutto il mondo e l’universo. Roba da far rabbrividire la fottuta lega Dalek/Cyberman.

Per sopperire alla mancanza de cicchetti di J&B quotidiano mi son fatto tre amici, insieme si fuma e si parlicchia e dopo si fuma di nuovo. Sigarette ne abbiamo quante ne vogliamo ma qui dentro non entra nemmeno un Mon Chéri.
Il primo, Salvador, ha lunghi capelli biondo scuro ricci, gli arrivano quasi al culo, è magrissimo ma non ai livelli di Monicha, ha degli occhi scuri corredati con enormi occhiaie anche quando si spara dodici ore di sonno filate e infine si è dato da solo il suo nome per darsi un tono. Uno così può starti solo simpatico.
Abbiamo una cosa in comune, giocava a WoW faceva il DPS, Mage Fire. Di lavoro suonava il basso, nessuna roba di alto livello, il suo gruppo si esibiva in locali a tema e dopo una serie di cover dei Deep Purple smontavano tutto.
Questa è la mi idea di vita, dice Salvador, star dietro alla prima linea. Che sia un Tank o un lead vocalist.
Lui qui c’è di sua spontanea volontà, aveva provato di tutto e ormai non era lucido dal 2002. La goccia è stata quando ha fatto da padrino al figlio di suo fratello ed è svenuto durante la cerimonia in chiesa sbattendo la testa sul coso di marmo dove c’è l’acqua santa, scheggiandolo e contaminandolo col suo impuro sangue dedito al vizio. Fortuna che non aveva il bimbo imbraccio.

L’altro si fa chiamare solo per cognome: De Floris.
Lo farei anche io se avessi un cognome così bello. Avrà cinque anni in più di Salvador quindi si assesta sulla quarantina spinta. Ha un aspetto antipatico, anzi odioso. Calvo con le tempie coperte da uno scurissimo capello nero, un unico grosso e lungo sopracciglio e sempre un ghigno incazzato. Dal collo in giù è perfettamente e noiosamente normale per uno della sua età.
Fuori doveva essere un dirigente o cose simili, non ha mai dato dettagli. Comunque ora è completamente partito di cranio, è sempre accelerato sia nel parlare che nel fare qualcosa, è in grado di ciucciarsi una sigaretta in due minuti cronometrati.
Ma alla fine è un bravo cristiano, offre sempre sigarette a destra e sinistra, la frase che pronuncia di più è: “Tié, fuma!”.

Il terzo, o meglio la terza, è la Monicha con la akka di sopra.

Slon

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