L’immobile

No one told you when to run / you missed the starting gun.

Time

La condensa copriva i vetri, ne tirò via una larga linea per osservare la strada.
Seduto al piano superiore dell’autobus aveva una buona visuale di un ambiente grigio e noioso. Un’ischemia urbana, file di auto ferme all’incrocio, pedoni che zizzaggavano tra le auto bloccate per raggiungere i lati opposti della strada e altri che camminavano frettolosi sul marciapiede sotto una pioggia battente. Qualcuno aveva anche avuto il coraggio di prendere la bici quel giorno.

L’autobus avanzò di qualche metro prima di fermarsi al semaforo.
Impegnando entrambe le mani, un predicatore copriva le pubblicazioni esposte con un ombrello e con un altro copriva il suo collega, che era impossibilitato nell’atto di tenere un ombrello dato che teneva ben saldo con due mani un cartello che chiedeva se la Bibbia e Gesù Cristo sono ancora importanti oggi.
Entrambi mostravano un forte fervore e la salda credenza che i gruppi di persone in attesa al semaforo sotto la pioggia sono zeppissimissimi di gente che anela a smettere di essere ansiosa per le cose quotidiane e trovare Gesù.
Pochi secondi prima che l’autobus ripartisse, il predicatore girò il cartello mostrando il lato opposto e una nuova domanda: Chi sono i veri Cristiani ?
Qualcuno duemila anni fa avrebbe dovuto avere il buon senso di registrare il marchio, così oggi non ci sarebbe tutta questa confusione su cosa è canon e su cosa non lo è.

La ragazza seduta di fronte a lui mosse il suo cellulare in alto e scattò una foto alle goccia d’acqua che scivolavano sul vetro, la condivise con commento che enfatizzava la loro somiglianza a lacrime.
Osservò, quasi con ansia, lo schermo per due minuti e sorrise felice quando il primo Like apparve e sbuffò con una saccenza esagerata quando vide di chi era quel Like.
Chiamò la sua fermata, si alzò si voltò verso di lui e non troppo velatamente osservò più a lungo del necessario il pass con foto, nome e cognome che portava al collo, preferì guardare la sua faccia su quell’orpello che aveva con se dal lavoro, non guardarlo direttamente negli occhi.

Fu grato che fosse andata così.

Quando lei fu andata, prese il pass e lo mise in tasca.
Ora lei conosceva il suo nome e il suo volto, se avesse voluto avrebbe potuto guardare il suo profilo online, scoprire dettagli a proposito di lui, dettagli che una normale conversazione non mostrava.
Se lei avesse cercato, non avrebbe trovato niente, la persona che aveva attirato la sua attenzione su quell’autobus semplicemente non esisteva.
Non aveva un profilo.

Uno dei lati più curiosi della social era è la facilità con cui puoi diventare invisibile.

La sua categoria era difficilmente catalogabile. Di sicuro aveva caretteristiche degli asociali, non mancavano aspetti da depresso cronico ingrato del benessere occidentale e da queste due derivavano anche punte di paranoia.
A differenze degli altri non aveva velleità, ne aveva avute ma a differenze di tanti era arrivato quel giorno in cui le aveva riconosciute per quello che erano. Velleità, appunto.

La consapevolezza è una condanna, l’aveva letto da qualche parte.

Ed era vero, brutti giorni quando realizzi che non hai le qualità per diventare ciò che desideri.
Forse era solo scarsa stima di se stessi, le qualità c’erano ma erano inespresse… o non è l’autostima stessa una qualità determinante ? Il mondo è pieno di autostima, le altre qualità latitano. Sono forse io un caso inverso dalla maggioranza ? Potrei ottenere di più se credessi in me? E di sicuro per questo che ho perso delle occasioni.

Mentre farfugliava nella mente l’autobus arrivò alla sua fermata, schiacciò il rosso bottone con scritto stop, il segnale acustico suonò e lui concluse che era una cosa troppo stupida assumere un motivatore. Non solo nel suo caso, in generale.

E’ inutile aspettare che qualcuno venga e ti dica cosa fare, non arriverà e se arriverà ti chiederà cosa può fare Gesù per te al giorno d’oggi.

La pioggia si era affievolita, camminò verso il suo appartamento concludendo il giorno tre, che era stato l’identica copia del giorno uno e del giorno due e i giorni quattro e cinque non sarebbero stati diversi. Meno due al fine settimana, dove avrebbe potuto dormire fino alle due del pomeriggio, la prospettiva più intrigante davanti a lui.
Forse qualche volta i suoi colleghi l’avrebbero invitato ad una serata fuori se fosse stato in grado di sostenere una conversazione. Forse il punto di saper sostenere una conversazione era un buon punto di inizio per migliorarsi e prima o poi avrebbe cominciato a lavorarci.

Per ora non gli sembrava più tanto stupida la prospettiva di far foto a gocce d’acqua, e condividerle sui social con un rigo scritto piatto e banale, aspettare con impazienza una qualsiasi risposta e sbuffare quando questa arrivava, per convincerti che non necessiti di questo per vivere.

Era pur sempre meglio di quello che era.

Slon

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