Precario

Un video sul Figging.
Lui presume che tutti sulla faccia della terra sappiano cosa è il Figging, che tutti roteano Google alla ricerca di qualcosa veramente ma veramente fuori dalla norma e per Dio c’ha ragione. Non so voi ma pur non sapendo cosa è il Figging potrei scrivere una bella analisi sui vari fisting, pegging o CBT.
Come tutti mi ritrovo la sottocartella occultata con roba particolare,l’ho nascosta in C:Programmi/Blacke Isle/Baldur’s Gate 2 Shadow of Ahm/data 3. E’ il mio videogioco preferito perennemente installato sul mio pc dal 2003, a chi mai verrebbe in mente di andare a spulciare quella roba.
In maggioranza ci sono video con cavalli, cani e inglesi. La qualità dell’immagine è spesso pessima ma si riesce ad intravedere quel che serve, la tengo occultata per mio padre.
E’ un po’ così così da quando mamma è morta e vedere l’invidiabile collezione strange porno del figlio non lo aiuterebbe. Una volta l’ho beccato che guardava una roba old di romani che trombano le appena sottomesse egiziane su uno di quei canali scarsi che la notte si danno al porno senza penetrazioni, aveva la mano infilata sotto i pantaloni abbottonati, appena si accorge della mia presenza cambia canale e simula una grattata di palle veramente ben recitata. Povero papà ridotto al porno di quarta categoria.

Ma dicevo del Figging. C’è questo mio amico che chiamano Roddo, un vero esperto in materia. Ha questo sito in homepage dove c’è tutto un listone di video con roba veramente ma veramente particolare. Dai cani ai cavalli agli incidenti sui set porno e questo video sul fidding rientrava proprio in quella categoria.
Ci sono queste due lesbiche bionda e mora, la mora infila di tutto nel culo della bionda: cazzi di plastica, cetrioli e infine lo zenzero. Appena comincia ad entrare le brucia, urla, si agita, stringe i denti e dice STOP STOP STOP ma la bruna non si ferma. Entra tutto ci sono un paio di minuti di pace tra risate e slinguazzate ma poi il dramma, la bionda porta una mano al buco del culo e non sente niente, il pezzo di zenzero è entrato tutto. Comincia ad agitarsi e a spremere forte ma niente, corre il regista per tranquillizzarla ma lei scoppia in un pianto rabbioso e per cinque minuti buoni è un teatro di urla, minacce e un volgare slag. Quando tutto sembra perduta arriva il deus ex machina, un grosso nero con uno strano aggeggio in ferro ben saldo nelle mani. E’ un coso di ferro con due specie di braccia che terminano in alette e una manopola sulla destra. La fa mettere a pecora, mette le due alette all’estremità dei bracci nel culo della bionda, comincia a girare la manopola e i bracci si allargano uno a sinistra l’altro a destra, il buco si spalanca e con una mossa fulminea il tizio infila la mano nella galleria e tira fuori il pezzo di zenzero tra l’urlo di dolore della bionda che per un po’ sviene.
Ma quando rinviene ha un’aria sollevata.
Roddo si fa delle gran risate e devo ammettere che un lato comico l’intera faccenda ce l’ha.

Dopo il video è l’ora di far un po’ di soldi. Si va nella stanza della nonna.
Ai lati del largo letto matrimoniale ci sono queste due statue della Madonna, una vestita di nero e con la solita corona sulla testa e l’altra vestita d’azzurro senza corona. Entrambe giungono le mani in una preghiera, entrambe sono terribilmente inquietanti. Stesa tra le due madonne c’è la nonna.
Buongiorno.
Buongiorno, chi è ‘sto giovane ?
Sono un amico di suo nipote signora.
A chi appartieni ?
Come ?
Chiede chi sono i tuoi genitori, suggerisce Roddo mentre fruga in un portagioie posto su un vecchio mobile di legno che dove contenere coperte, lenzuola e cose così.
Ah beh, non credo che li conosca
Dimmi un po’ che numero di scarpe hai ?
Uhm…quarantatré
Mio fratello Ettore, compro’ un paio di scarpini ma non li mise mai perché è partito come soldato. Gliel’avevo conservati nel mio armadio ancora dentro la scatola per quanto sarebbe ritornato ma m’hanno detto che è disperso e che non tornerà per molto e stanno lì a rovinarsi da sole. Prendile un po’ e vedi se ti vanno, almeno qualcuno le usa.
Vado verso l’armadio, non è che li desideri tanto, non so che farne ma non mi capita tutti i giorni di ricevere in regalo scarpini all’ultimo grido settanta anni fa e quindi obbedisco.
Lascia perde, quelle scarpe non stanno più in quell’armadio da Dio sa quanto, la nonna non ci sta tanto con la testa. Dice Roddo.
Non so che fare la nonna continua a guardami e a indicarmi con gli occhi l’armadio, per fortuna Roddo mi salva, prende il telecomando accende la televisione che immediatamente attira l’attenzione della vecchia facendole dimenticare, scarpe, fratelli morti e guerre di cui si fa un gran parlare ancora oggi nonostante siano finite settanta anni fa. C’è quel programma dove inscenano una causa giudiziaria. Quel tribunale è terrificante che nemmeno quello di Kafka regge il confronto. Ma i vecchi adorano guardarlo.
Il mio amico ha in mano tre braccialetti e un anello che sembrano d’oro. Va verso la nonna la bacia sulla fronte e le dice che tornerà tra un po’. Lei non ascolta, la sua attenzione è rivolta alla televisione.
Ma come la lasci sola ?
Si.
Ma come ?
Qual è il problema, lo faccio di continuo.
E se succede qualcosa e non ci sei ?
E se succede qualcosa e ci sono ?

Prendiamo il cesso di macchina di Roddo.
La destinazione è un paese che dista circa una ventina di chilometri dal nostro, andiamo ad incontrare una nostra vecchia conoscenza.
La vecchia conoscenza è un certo Storage, di cognome. Si dice che il padre gli abbia lasciato parecchi soldi. Si dice. Storage sarà alto un metro e novanta, quasi due. E’ ricurvo, ha occhiali spessi talmente spessi che gli occhi da dietro le lenti sono piccolissimi, da far impressione e sono azzurri. E’ calvo e i pochi capelli che gli sono rimasti sulle tempie e sulla nuca sono di un biondo spento.
Con l’aspetto che si ritrova Storage nella vita non poteva far altro che comprare e vendere oro.
Il suo negozio è uno sgabuzzino vuoto, eccetto per una rovinata scrivania bianca riciclata come bancone e un credenza, anche lei bianca, dove sono esposti tre orologi ancora prezzati a Lire. I muri sono spogli eccetto per un vecchio cartellone pubblicitario della Casio tenuto al muro con un chiodo poco elegante. Ovviamente anche i muri sono bianchi, un bianco ammuffito.
Storage non c’è mai, esce dal retro del negozio solo quanto sente la campanella della porta, per questo nessuno gli porge mai la mano per salutarlo.
Ue ragazzi.
Ehilà, tutto bene ?
Si. E tira su un moccolo d’altri tempi. Che vi serve?
Satriano gli mostra i bracciali e l’anello, Storage prende la sua bilancia, pesa gli oggetti, li palpa, li guarda con una lente d’ingrandimento, un occhialino, li sfrega su un coso nero e dice: centodieci
Benissimo, grazie, ciao e che Dio benedica la tua attività.
Centodieci carte pulite. Che Dio benedica anche l’Alzheimer.
I soldi vanno rinvestiti in sigarette e alcol.

Il bar era il punto di ritrovo di gente particolare. I clienti fissi, quelli che trovi seduti ai tavolini a qualsiasi ora del giorno, erano sei o sette. Di questi sei o sette facevamo parte anche io e Roddo. Gli altri si sono avvicendati nel corso degli anni, tra i tanti ricordo: Porcaria, Pesce in culo e Mezzo Mezzo. Ovviamente avevano anche dei nomi propri ma che gusto c’è ad usarli quando a uno puoi chiamarlo Pesce in culo.
L’argomento di oggi è: cosa accade dopo la morte ? Quello che rimpiango in vita mia è l’avere una pessima memoria, chissà quante epiche disquisizioni di gente ubriaca su argomenti di tale portata ho rimosso.
La mia opinione è semplice, non so cosa c’è dopo la morte e non mi interessa neanche. Alla fine sarà sicuramente tanta aspettativa per nulla, un po’ come Avatar. Se c’è qualcosa spero che sia una nuova vita in un universo simile a quello di Star Wars. Bellissimo ! Un universo dove il bene e il male sono ben distinti, ci sono gli Jedi, monaci che hanno reticenze sullo scopare e che si circondano di giovani allievi ma almeno hanno le spade laser e sono telepatici. Vuoi mettere ?
Dicevo… ah si, del bar, divagare è un mio dannato brutto vizio, cominciate a farne l’abitudine. Era proprietà di un certo Santorso, tutto attaccato. Uno si aspetterebbe di trovare un apostrofo lì per mezzo ma niente, resta deluso. Santorso aveva i soldi e che io sappia ce li ha ancora, la dote era frutto del padre uno che aveva le palle sotto dice la gente. Una bottega di ferramenta da terzo mondo l’aveva lanciato, lui ci sapeva fare, i tempi erano favorevoli, la concorrenza non proprio feroce e inoltre aveva le palle sotto. Ebbe due figli: uno interessato al lavoro del padre, l’altro interessato ad altro.
Il nostro Santorso odiava la ferramenta, lavorò lì con il cappio fino alla morte del padre e alla divisione se la fece dare a soldi dice la gente, tradotto vuol dire che la sua quota della ferramenta fu comprata dal fratello. Aprì un bar, non una cosa di lusso e nemmeno una cosa scadente. Una cosa che va avanti. Roddo ed io andavamo alle elementari con lui, restò un buon rapporto e dal giorno dell’inaugurazione diventammo clienti fissi.
I suoi clienti si dividono in teologi, filosofi, avvocati, commissari tecnici e dirigenti. Da bar. Ognuno con la sua opinione su Dio, la Madonna, Cristo, tutti santi, i politici, l’economia ecc… ognuno con l’innegabile convinzione di essere un gradino sopra gli altri e di avere la conoscenza suprema. Puoi lanciare qualsiasi argomento, nessuno uscirà dalla discussione con un non lo so’, non è il mio campo o boh. 
Dopo quello che succede dopo la morte si passa a discutere di circoncisione e prestazioni sessuali. Pesceinculo sostiene che un cazzo così non è buono per chiavare ed è inutile controbattere, avrà certamente più rilevanza la sua opinione che quella di una donna che ha provato entrambi i tipi di joystick.
Un altro argomento ciclico è la grande occasione che ognuno di loro ha avuto nella vita. Ognuno nella vita ha avuto la grande occasione di diventare qualcosa di importante ma o ha rifiutato perché ama la modestia o perché il diavolo ci ha messo la mano, chissà quante volte mi sono ritrovato al bancone con mancati milionari. Sì, l’occasione mancata è sempre far soldi e niente più.
In realtà la massima aspirazione a cui potevano mirare la maggioranza di loro è diventare un’incubatrice per un Alien.
Con Roddo discutevamo sempre di come un giorno avremmo avuto l’intuito per un’idea geniale e sarebbero fioccati i soldi, non eravamo poi tanto diversi da quegli alcolizzati. A dire il vero eravamo loro da giovani. Una trovata geniale, tipo mettere una cyclette in acqua e brevettarla, non arrivò mai purtroppo.

Santorso spilla birre su birre.
Bravo ragazzo Santorso, ha un unica pecca: è un fanboy Apple, onora il santo codice del Mac. È uno di quelli insopportabili, crede di far parte di una ristretta schiera dall’intelletto superiore solo perché usa un sistema operativo diversamente abile. Te lo vedi dietro al bancone con il suo portatile dalla mela lucente, il suo Iphone dal retro in vetro, porca troia ha anche un adesivo della mela dietro la macchina e cinque o sei T-Shirt. Gli manca solo un cazzo di tatuaggio sul collo.
Che gente gli Applefags.

Centodieci carte non durano molto in un bar, sopratutto se offri a sgaso, e per sera le quasi abbiamo finite.
Saluto e mi avvio verso casa a piedi.

Seduto a tavolo mio padre ed Elena mangiano. Elena è un vicina di casa, divorziata vive da sola. È sempre a casa nostra, non so se mio padre la scopa, buon per lui se è così, ma a quanto pare il loro passatempo preferito è mangiare mentre guardano e ascoltavano i belati nei pietosi servizi con musichette di sottofondo messe lì alla cazzo di cane.
Dove sei stato ? Chiede Elena.
Dove vuoi che sia stato ? Al bar a suonare la tromba.
Così chiama mio padre il bere da una bottiglia: suonare la tromba.
Non gli do retta, come sempre. Lo pseudogiornalista legge una notizia Ansa battuta da poco: “Un barcone e’ stato soccorso dalla corvetta Fenice della Marina Militare a 28 miglia a sud di Lampedusa. I 92 extracomunitari, tra cui tre donne, sono già stati trasbordati sull’unita’ che sta facendo rotta verso l’isola, in attesa di essere presi in consegna da una motovedetta della guardia costiera”. Dice tutto in quindici secondi, gli serviva spazio per le cose importanti.
Eh Cristo, a questi dovrebbero prenderli a manganellate nelle gengive dopo vedi se ritornano. Prontamente ribatte mio padre. Questa è la sua soluzione ai problemi nel mondo, manganellate nelle gengive.
A me non me ne fotte un cazzo! Dice Elena. Lei i problemi del mondo li ha già risolti, non gliene fotte un cazzo.
Questa in breve è la mia famiglia. Oramai ci vedevamo solo a tavola la sera, ben presto mi sono stancato di sbrigare anche quella formalità e rincaso quando già dormono. Non so se nello stesso letto, a me non me ne fotte un cazzo.
È strano quanto sia facile abitare nella stessa casa con delle persone e non riuscire lo stesso a vederle per settimane.
Vado in camera dalla finestra arriva la musica di Mariangela, fighetta di trentanni alta un metro e un cazzo che potrebbe essere una bella scopata se spegnesse quella radio e uscisse di casa. Oggi ascolta un pezzo non comune, una canzone di Lucio Dalla dove lui incontra una puttana ottimista e di sinistra e io mi chiedo come si può essere ottimisti e di sinistra al tempo stesso. È sabato. Non mi va di uscire, è sabato sera ma non mi va. E non ho nemmeno chissà quanti soldi, grazie a Santorso. Crollo sul letto per il solo gusto di farlo, non perché sono stanco, a pancia all’aria accendo una Lucky e solo quando arrivò il momento della scrollata per far cadere la cenere mi accorgo che non ho un posacenere o niente di simile. Cicco per terra.
Non mi va di far niente, ne di leggere Cuore di Tenebra di Conrad che ormai sta poggiato lì sul mio comodino con la copertina coperta di polvere e con Marlow ormai fermo da settimane a cercare bulloni per riparare il battello, aspetta solo me che riprendo in mano il libro e vado avanti.
Lancio il mozzicone dalla finestra incurante di dove finisce, spero sulla testa di Mariangela che ora sta ascoltando una merda neomelodica.
È quella fase depressiva dove mi costringo spesso, in pratica mi deprimo per un qualche cosa qualsiasi. Il motivo ? Boh, forse perché mi piace. So che è una cosa assai stronza ma non m’interessa.
Mi sveglio alle otto del mattino di domenica. Ho dormito con i jeans e la maglietta nera che indossavo al bar, la premura di togliermi le scarpe l’ho avuta.
La prima cosa che vedo appena svegliato è la mia immagine riflessa alla specchio, dato che ho un singolare specchio rettangolare proprio difronte al letto, e una stampa di De André comprata in quei mercatini simil-antiquariato che fanno d’estate dove tra tanta merda trovi anche qualcosa di decente. La pagai tre carte, comprai una cornice a sette carte e la piazzai a destra dello specchio. È in bianco e nero, c’è il suo volto di profilo che si sporge verso il microfono mentre impugna la chitarra. La stampa ha una leggera sfocatura, mi piace quella sfocatura.
Sceso dal letto mi spoglio e metto il pigiama, se mio padre mi vedesse vestito con quegli abiti stropicciati alle otto di mattino farà un lungo sermone su quanto sia una cosa stronza andar a dormir vestiti e voglio evitare.
Vado in cucina per il caffè. Sta ancora dormendo o stanno ancora dormendo, la domenica si concede o si concedono le nove del mattino.
Metto sul fuoco la moca e aspetto. Per far passare il tempo accendo la tv e c’è la Santa Messa, perché prendersi il disturbo di uscire la domenica mattina presto per andare a messa quando puoi seguirla comodamente a casa su Rai 1 ? Sul secondo canale ci sono Tom & Jerry che tentano di squartarsi, al sesto c’è l’A-Team impegnato in una sparatoria. Quei tizi buttano fuori quintali di piombo a ogni episodio e non hanno mai fatto saltare il cranio a nessuno. Anche questa è una cosa piuttosto stronza.

Slon

One thought on “Precario

  1. Questa è la merda che mi piace, aw.

    Ironia disillusione e marcio tutti insieme con ritmo e prosa azzeccata.

    Bravo.

    Kires

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