Rifugi (Testimonianze\Prima)

27 Dicembre 1938
Da qualche parte in Andalusia, sud della Spagna

(Una stanza sporca e spartana, con pochi mobili in legno; luce del giorno che si insinua da una porta d’entrata spalancata; polvere che fluttua pigra nell’aria, tracce di fieno vecchio sopra piastrelle sbiadite.
Rumori indistinti: alcuni spari e grida, resi ovattati dalla distanza; tre figure entrano nella stanza arrancando velocemente, chiudendo la porta dietro di loro. Due sembrano soldati di qualche tipo, ansimanti e in malarnese: uno di loro trascina un vecchio ciondolante, con una grossa macchia di sangue su un fianco.
Penombra, ora: restano solo le strisce di luce che entrano dalle vecchie finestre semisprangate.
Urla rabbiose, incoerenti: il vecchio ora giace a terra, contorcendosi in una pozza del suo stesso sangue. I due soldati si piazzano sotto una finestra, i respiri rochi, la paura tratteggiata sui loro visi stanchi e provati.
Per un solo secondo, c’è un silenzio perfetto: sembra che il mondo si sia fermato a posare per un singolo fotogramma, che racconta una storia confusa. Dopodichè, la vita riprende.)

“putaaaaaaAAAAAAAAAA VETE A LA MIERDA! VETE A CHUPARLA…que te jodan LOS HUEVOS! ME CAGO EN LA PUTA PERRA QUE TE Pariò…ooooOOOOOOO….”

“Dio…Dio…”

“Stai calmo. Sei ferito?”

“Non credo…no…Oh dio, siamo fregati…”

“Respira lentamente: non ci hanno ancora preso. Niente panico.”

“…llllegarà EL DIA EN CUAL MEARE’ EN LA BOCA DE TU PUTA MADRE! Voy a rasgarte los ojoooooouuuuuuuuuuUUUUUUUUUUUU…..”

“Ehy, vecchio! Anche tu! Datti una calmata!”

“L’hanno colpito, povero bastardo…guarda quanto sangue…è solo un contadino, stava spaccando legna quando siamo arrivati…”

“Deve stare zitto. Non riesco a pensare…”

“OOOOoooooo…joder jodER JODER…….”

“Perchè non sparano? Perchè non entrano?”

“Non lo so. Spostati, fammi guardare fuori…porci. Senti, hanno visto entrare solo noi tre. Forse pensano che sia un nostro rifugio. Non sanno quanti siamo…Sanno solo che siamo brigatisti, e tanto gli basta per ammazzarci una decina di volte di seguito.”

“Allora…”

“Allora niente, stanno circondando la casa, poi ci chiederanno di arrenderci e uscire, e se non lo faremo daranno fuoco a noi, alla casa e a tutto il bosco. Dobbiamo pensare a qualcosa, in fretta.”

“Credi che al campo abbiano sentito gli spari?”

“E da che parte sta il campo, ci siamo persi ricordi? E poi è probabile che abbiano già abbandonato tutto e stiano ripiegando verso Murcia. La guerra è finita, compadre. Resta solo da salvare la pelle ormai.”

“Merda…dio…”

“Senti…”

ME CAGO EN LA VUESTRA PUTA GUERRA! A TOMAR POR CULO TODOS!”

CALLATE, POR DIOS! HAY GENTE QUE INTENTA SOBREVIVIR AQUI’!”

OOOOooooooo….”

“Ascolta, vai dal vecchio, calmalo, senti cosa sa, basta che la smetta di gridare. Io controllo quelle due porte e do un’occhiata alla casa, vedo se trovo qualcosa di utile. Stai lontano dalle finestre…”

“Qualcosa di utile? Cosa, un forcone? Ci saranno almeno cinquanta franchisti, là fuori, maledizione! Che hai da sorridere?”

“Non mi dispiacerebbe un po’ di vino rosso, prima di crepare. Vado, pensa al vecchio. Stai attento.”

“Ehy, abuelito…ssccch, calma, fammi vedere…cristo quanto sangue…stai fermo, maledizione! Tento di tamponare la ferita…”

“Ci sono delle scale qui! Forse una cantina. Scendo a vedere.”

“Va bene. Sbrigati, questo fra poco schiatta…dio…”

No…no hay nada por allì…no hay…

Tranquilo, vecchio…non siamo ladri, cerchiamo solo di uscire da questo casino…ci dispiace di averti coinvolto…”

Las manos…quieren ver…de lejos….ooohh….”

“Le…mani? Di che parli? C’è qualcuno di sotto? Nascondi della gente? Rispondi!”

Dejame, gillipollas! No teneis idea de lo que pasa… hahaa…Esta guerra es broma…todo el mundo es broma…hay que jugar, no? Hahaa…”

“Ma di che cazzo parli, cristo! Ehy! EHY! No…”

(Il vecchio si ferma a prendere fiato, ma di fiato non ce n’é. Il respiro gli muore in gola, e di lui restano solo due occhi azzurri sbarrati, e una barba bianca velata di sangue. Il soldato gli resta inginocchiato affianco, e forse vorrebbe piangere, ma dei rumori fuori, ormai vicini, lo fanno scattare. Corre basso fino alla porta: delle scale di legno marcio scendono fino ad un pianerottolo. Non c’è illuminazione, ma da dietro l’angolo arriva a intermittenza una flebile luce violacea. Il soldato chiama il suo compagno, prima piano, poi un po’ più forte. Nessuna risposta. O forse sì. Arrivano delle voci dal basso, molte voci, ma flebili, sfuggenti, come se sussurrassero, e non si capisce la lingua. Strane visioni assurde e velocissime si insinuano nella mente del soldato, senza capirne il motivo immagina un uomo con le dita lunghissime, forse metri, dei treni neri che corrono nel deserto, e altre cose, troppo assurde e troppo veloci per essere capite subito, e…

Ora i rumori sono molto vicini, qualcuno sta armeggiando con la porta. Il soldato resta così per qualche lunghissimo secondo, preso tra due fuochi, da una parte la paura della morte, dall’altra una paura diversa, sconosciuta, indifferente quanto l’universo.

Comincia a scendere, e divenne un’altra storia.)

Kire

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