come rientrare da un viaggio strano, fuori, in orbita, dove è freddo e buio e tutto è sconosciuto; la lunga caduta che caduta non è, è altro, non senti l’aria che scorre tra le fessure del corpo, eppure vedi il tuo mondo sempre più vicino, sempre più grande, sempre più come lo ricordavi (bello, brutto, non importa). come rientrare da un viaggio strano, e ricordi perchè l’hai fatto ma forse non come ci sei arrivato lì, e come hai fatto ad arrivare così lontano, mentre rivedi i posti che conoscevi sempre più definiti, monti, mari, pianure, deserti. un frammento di mondo cattura la tua attenzione, è da dove vieni, da dove te ne sei andato quanto tempo fa? la caduta ora è veramente una caduta, sempre più veloce, sempre più si avvicina la fine del viaggio strano, gli alberi e le strade, lassù non vedi più niente: dov’eri arrivato? non lo sai più, il sole o le nubi ti impediscono di vedere sopra di te. e sotto di te c’è già casa tua, non la vedevi da tempo, è ancora com’era un tempo. rientri. chiudi la porta.
“dove sei stato tutto questo tempo?”
opossum
Ti invidio da sempre questo stile che non so ben definire.
Direi classico ma sarei banale.
Mi è piaciuto molto questo breve testo pieno di emozioni, sembra poesia!
Fluido e intenso, bravo!
Mi piace quando leggo due volte lo stesso testo e rimango con due sensazioni diverse tra loro. Vuol dire che c’è qualcosa, là, oltre le parole.
K