#PILLOLELDCDS 6

L’argomento del vento è stato trattato nella precedente pillola dal socio.
Ma il vento non è il problema, è solo una parte del problema.

La tipica giornata in Gran Bretagna comincia alle 7:30 quando il ruggito del vento ti sveglia mezz’ora prima della sveglia. Visto che quel giorno hai delle inderogabili commissioni da svolgere alzi il culo dal letto.
Non guardi fuori dalla finestra, sai già cosa sta succedendo ma non ne vuoi saperne, vai dritto in doccia, punti la freccetta della temperatura su 9 e non esci finché non hai ustioni di terzo grado.
Dopo esserti vestito metti il naso fuori e ti ritrovi a tre numeri civici più in là del giorno prima.

Aspetti che il vento si calmi e lui si calma. Due minuti dopo dal cielo arrivano secchiate d’acqua, quindi aspetti che passi anche questa. Questa passa solo per lasciare il posto a una bufera di neve che si mischia col vento tornato più stronzo di prima.
Verso le due appare il sole, il cielo diventa azzurro a tratti e forse finalmente puoi uscire.
Peccato che alle tre e mezza fa già buio (sì, tre e mezza non scherzo).

La Gran Bretagna uccide la tua produttività e ti deprime perché fuori piove e devi stare chiuso in casa.
Non è una sorpresa che abbiano invaso tutto il mondo alla ricerca di un clima migliore.
Oh shit weather! Fuck this…oha John, take your bloody gun let’s go to the India.
Il Colonialismo non è stato un orrendo crimine, è stato un’impellente necessità dettata dalla sopravvivenza.
Immaginate il povero cristo di Birmingham che si trova di fronte i Boeri, i Zulu o i Moghul, la scelta era caricare i figli di puttana o ritornare nel tepore grigio e umido della vecchia patria.
Cosa avreste fatto ?

E per finire ecco una rarità:

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Arrivederci al prossimo allineamento di pianeti compagno Sole.

Slon

#PILLOLELDCDS 5

Carnival Cunt, il suo nickname.
Simpatici i siti d’incontri, un catalogo di facce, puoi sfogliarlo come quello dell’IKEA e scegliere il Lack fatto apposta per il tuo soggiorno.
E come per il Lack non leggi la descrizione, niente altezza, larghezza, lunghezza, peso o colore. Decidi solo con la foto se cliccare o no “compra”.
Carnival Cunt aveva scelto un autoscatto ben riuscito, mostrava il suo viso rotondo, pelle color perla, un ferro nel naso, diversi nelle orecchie, Ray Ban davanti occhioni azzurri, capelli tinti rosso forte.
E Carnival Cunt è un nickname dannatamente divertente.

Mi scrive che i suoi occhiali non sono da vista ma da ornamento.
Mike McCready è il più grande chitarrista di sempre.
Si incazza perché non ho la minima idea di chi sia.
Linka una decina di canzoni, fanno cagare tutte.
Sì domani sera sarebbe bello prendere un caffè.

Il culone era ben nascosto nella foto, i capelli hanno una ricrescita nera. Due dettagli che apprezzo.

Fondamentalmente è solo lei a tenere vivo il discorso.

Apatia. Apatia. Apatia.

L’emisfero destro si fa pesante, il fischio sordo che penetra le mie orecchie zittisce la sua voce, entra in testa prende i miei pensieri portandoli lontano, tipo quella volta che nel 96 quando spaccai col pallone lo specchietto destro di un’auto, un senso di colpevolezza, paura e vergogna mi stringe il collo, qui, diciassette anni dopo come allora.
La ragione alza la voce, fa notare il ridicolo della situazione, il fischio la zittisce immediatamente. Le ricorda quando odio mio padre.
Le ricorda ogni momento vissuto nel terrore di deluderlo, ogni decisione sbagliata o rimandata all’infinito solo per non deludere lui.
La ragione ora urla che è colpa di mio padre se questa è la prima e l’ultima volta che vedo Carnival Cunt, è colpa sua se la vita non è facile, è colpa sua se non ho mai avuto una motivazione qualsiasi che mi spingesse a migliorarmi, è colpa sua se prima di fare qualsiasi cosa affogo nell’ansia.

Odiare le persone è più facile che amarle o semplicemente sopportarle.

E non sopporto più Carnival Cunt, non sopporto il suo continuo tentativo di trascinarmi nella conversazione.
L’orgoglio fa squadra col fischio e con la ragione, urlando che non ho bisogno della sua compassione. Cercare di farmi parlare non è una cura per la sua noia ma compassione per me.
Cosa curiosa l’orgoglio.

Anche lei è stanca e gentilmente si congeda. Finalmente.

Niente stronzate nichiliste e altra roba da lauree fruttuose, semplicemente accade questo quando hai tre cose che urlano nella tua testa.

Slon

#PILLOLELDCDS 3

Uno di quei giorni di noia.

Troppo tardi per gli amici. Troppo tardi per il pranzo. Troppo presto per la cena. Troppo lontano per un bar.
Il vento tiepido agevola il sonno, una mezz’ora piena.
Sogno dei porci, tanti, rotolano nel fango e grugniscono felici della loro natura di essere porci. Mangiano ghiande seminate a terra e grugniscono, grugniscono e grugniscono ancora.

Da sveglio il loro verso mi resta nelle orecchie, cerco di ricordare se erano porci neri o rosa. Il ricordo è indefinito, colorato a posteriori dalla mia mente come una vecchia pellicola in bianco e nero. Un colore falso, non originale, un riempitivo.
Li faccio diventare rosa. E faccio anche piovere, nel sogno non pioveva ma almeno il rumore della pioggia compre i grugniti.
Continuo ad aggiustare il sogno seminando dettagli fino ad avere un quadro completo. Ora potrò raccontare di aver avuto un sogno strano: c’erano dei maiali rosa, mangiavano ghiande da grosse ciotole di rame, pioveva, una pioggia intensa, un temporale ma non sentivo alcun tuono e non vedevo alcun lampo.
Tutto molto meglio di porci dal colore indefinito che mangiano ghiande nel fango.

Ci si potrebbe leggere una profezia tra i dettagli, roba da Daniele o san Giovanni Evangelista.

Nessuno sospetterebbe che, come loro, volevo solo rendere più interessante un sogno.

Slon