Una bella serata (pt.2)

Dov’è Melanie ? Melanie ? Perché stamattina non c’è Melanie ?
Quella mattina Melanie non si vedeva, seduto al bancone a masticare la sua colazione Frank aveva in primo piano solo il grosso culo di Norman, il proprietario della tavola calda.
La sua assenza lo disturbava, la respirazione diventava discontinua accompagnata dai primi fili di sudore, amplificati appena qualche nuovo avventore entrava nel locale.
Frank veniva di mattina presto per evitare di vedere altra gente oltre Norman e Melanie, tollerava entrambi e gli piaceva fantasticare sulla cameriera trentenne. Fantasie che spesso avevano come protagonista una forbice e le sue palpebre.
Di recente si era spinto ben oltre i suoi limiti, forse eccitato per i recenti fatti di cronaca, e una mattina aveva portato con se il suo piccolo temperino.
Lo teneva nella tasca sinistra, sempre in contatto con la mano per rassicurarlo della sua presenza. Finita la colazione andò in bagno, cosa rarissima visto che era capace di cagarsi addosso piuttosto che usare un cesso non suo, specialmente se pubblico.
Chiusa la porta sedette sulla tazza per qualche minuto fissando quel legnaccio marrone finché, accompagnato dalla solita cascata di sudore, si alzò, prese il temperino e graffio sulla porta questa scritta: UCCIDI LA TROIA, UCCIDILA.
Prese premura di metterci anche una virgola.
Questa sorta di incitazione era diretta al suo idolo del momento ma non credeva che sarebbe stata accolta.

Quella mattina Melanie non era lontana: si trovava nel bagagliaio della mia auto, con grossi lividi sul collo e fredda come il Polo.
Non mi divulgherò molto sul giro di coincidenze che mi portarono da lei e da Frank, soprattutto perché non sono coincidenze; ho una dote divina nel trovare i miei discepoli ed è naturale essendo io stesso un Dio.
Uno di quelli veri aggiungerei.
Sarebbe come spiegare i colori ad un cieco e voi in questo caso lo siete, ciechi e inferiori, non capireste mai e non sprecherò caratteri nel tentativo di sovvertire questa inappellabile verità.

Di sera lo vidi per la prima volta, un estraneo alla vita sociale.
Frank era agitatissimo, si torturava le mani guardandosi intorno, incredulo di trovarsi in mezzo a tutta quella gente, in quella tavole calda, con Melanie ancora assente.
Si era spinto lì di sera, un’avventuriero in luogo ostile. Provava un forte senso di paura e colpevolezza per l’assenza della cameriera e quella scritta nel cesso era la sua ammissione: Melanie era scomparsa per colpa sua.
Ovviamente a nessuno fregava niente di lui e nessuno l’avrebbe minimamente considerato quando qualcuno avrebbe trovato l’ennesimo cadavere senza occhi.
Era fatto così Frank.
Non fu difficile disegnare il suo profilo in quei pochi secondi: mi ricordava Treasa, una cattolica a cui feci affogare il figliame del vicinato, un continuo bilico tra paura, odio e timore verso un Dio molto meno fattibile di me.
Fu facile abbindolarla, vecchia stupida zitella ma almeno so di averle regalato l’unico momento felice della sua vita, ricordo con gioia le sue grandi risate e lacrime mentre teneva la testa di Thomas sott’acqua. Credo che sia ancora viva in qualche casa dei matti, mi ricorderà con amore, probabilmente avrà tolto la croce dal collo riconoscendomi come il vero e unico Dio.

Oltre a ricordarmi di Treasa, Frank mi ricordò l’immensa soddisfazione che provai nell’aiutarla, decisi che era mio obbligo fare lo stesso con lui, ne avrei giovato anche io.

Lo fissai per un’ora intera e lo seguii quando andò al bagno. Dietro la porta sentivo il graffiare del temperino, stava cancellando la scritta.
Schizzò fuori una volta finito ed ero lì ad aspettarlo.

La notte era luminosa e devo essergli apparso in tutta la mia magnificenza visto che quando gli chiesi se potesse gentilmente aiutarmi a cambiare una ruota dell’auto mi seguì immediatamente.
Questa è un’altra delle mie caratteristiche divine ma ne parlerò in seguito.
Arrivammo all’auto e senza dirgli nulla aprii il bagagliaio.

Slon

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