Waiting room with free TV

La luce viola del neon filtrava attraverso le tapparelle semichiuse e il vetro unto colorando il fumo stantio che levitava nella stanza.
Non pensavo che un cervello potesse fumare così a lungo. Disse tra sé e sé.
Circondato dalle nuvole viola, sedeva sulla larga poltrona e al buio fissava la televisione in quella stanza dall’atmosfera dolce e soffice.
FREE TV diceva l’insegna del motel, per questo avevano scelto quel motel, per la televisione.
Un motel di merda. Strano che nessuno si sia lamentato per i due botti di poco fa. Che motel di merda. Pensò.
In televisione c’era La Passione di Cristo.
Catturato dal quel composto di pornografia cristiana, torturava il palmo della sua mano sinistra affondando la punta del coltello e scavando nella carne mentre in televisione fustigavano il Cristo.

Lo schifoso odore di bruciato che galleggiava nella stanza offendeva le sue narici, smise di giocare con il coltello e lo affondò con uno scatto deciso nella sua gamba, la lama penetrò nella carne per quasi la sua metà e si stampo nell’osso con un rumore indescrivibilmente raccapricciante.
Dalla sua bocca uscì un fievole gemito, magra risposta per quel genere di dolore.
Con la mano integra si accese una sigaretta, più per coprire quel disgustoso odore di bruciato piuttosto che per il piacere del fumare.
Si concesse anche un lungo sorso di Jack succhiandolo direttamente dalla bottiglia, nel frattempo continuava a seguire il film e a riflettere sul sacrificio di Cristo e come il suo gesto abbia migliorato la condizione umana.

Alla sua destra sedeva Samuel con un buco nel palato e un altro sopra la testa.
Samuel aveva deciso di farla finita da quando non provava più nessuna emozione del leggere Céline e quindi a che scopo continuare a vivere ?
Accanto a lui sedeva Anne, stessa posizione rilassata, testa all’indietro poggiata sulla spalliera della poltrona e gli occhi fissi sul tetto.
Stessa ferita di Samuel, diversa in pochi dettagli, il più evidente la sua testa folta di capelli che rispetto a quella completamente calva di Samuel aveva impestato la stanza con quell’odore di peli bruciati.
La Colt che teneva ancora in mano aveva svolto un eccellente e rapido lavoro anche con lei.
Il malessere di Anne era più antico, il suo disfacimento fisico raccontava il suo percorso a cominciare dal figlio di puttana Videla e alla lenta risalita verso nord passando per ogni genere di sventura che la tossicodipendenza ti mette davanti.
Quando croste e crepe varie erano cominciate ad apparire sulla pelle anche lei decise di andare al motel.

Il film era andato avanti, il Cristo era ora crocifisso.
Estrasse lentamente il coltello dalla gamba, in silenzio. Cominciò a sfregarle la lama sul polso.
Lui era andato al motel per capire perché era andato al motel.
La sua miseria di sessantenne era poco invidiabile. Tutta la sua vita era stata poco invidiabile.
Aveva bruciato la giovinezza tra velleità e insicurezze finendo in una stanza di motel dove avrebbe lasciato decidere all’alcol e all’eroina il suo futuro.
Non era tanto il desiderio di morire, era il desiderio di fare finalmente qualcosa, di uscire dalla waiting room.
Aspettava da una vita il suo Deus Ex Machina pronto a risollevarlo dal fondo della fossa comune fino all’olimpo degli artisti. Mai nessuno venne.
Né la reale ispirazione, né la voglia, né una donna, né un amico, né un editore.
Spinse la lama sul polso.
Magari qualcuno arriverà ora ?
Aspettò, aspettò e aspettò. Nessuno venne, poggio il coltello sul pavimento, prese il telefono, chiamò la reception e chiese se gentilmente potevano portargli un qualche tipo di profumo per ambienti.
Quella stanza puzzava peggio di una fossa comune.

Slon

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