Settembre

Erano giorni di polverosa solitudine, e non poteva farci niente. Per distrarsi -impresa disperata se non apertamente impossibile- si spingeva pedalando lungo passeggiate non euclidee, cosa che gli richiedeva di inforcare biciclette alla cui vista sarebbero rimasti perplessi gli stessi Escher, De Chirico o Piranesi. I viaggi duravano esattamente quanto glielo consentiva il sopraggiungere della noia (erano periodi non calcolabili su una scala temporale comune) e terminavano inderogabilmente nello stesso modo e nello stesso punto: con lui esausto, madido e sul punto di svenire, in fondo alla strada di casa (senza sapere assolutamente come ci fosse arrivato), che attraverso le nebbie della fatica guardava sé stesso partire proprio per la scampagnata da cui stava tornando.

 

Opossum

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