Alla fine fu il Verbo

Bibbie. Plurale.
Fiorenzo aggrotta le ciglia, quelle del viso e quelle della mente. Cerca di mettere insieme tutto quello che sa sulla bibbia. Ok, è il libro famoso dei cristiani, con tutte le loro storie magiche e le profezie e ciccì coccò, quello lo sanno tutti.
Poi?
Ricorda una scena di un vecchio film, americano probabilmente. In questa scena un uomo entrava in una camera d’albergo, e la prima cosa che faceva era aprire un cassetto per verificare se conteneva un libro sacro. C’era.
Bene: negli alberghi, almeno quelli americani, ogni stanza ha una bibbia pronta all’uso.
Poi?
Poi, basta. Non riesce a ricordarsi nient’altro riguardante la bibbia.
Il notaio parla veloce veloce, non si ferma un secondo. Fiorenzo si sforza di seguirlo, di prendere al volo tutte quelle strane parole, ma niente da fare. Non ci si è mai ritrovato per niente, con il linguaggio burocratico. Gli viene in mente la parola USUCAPIONE. Saranno vent’anni, dai tempi della scuola, che ogni tot mesi ciclicamente si fa spiegare che vuol dire, dimenticandolo dieci minuti dopo. Certe cose non sono fatte per noi, poco da ragionarci sopra.
“Mi sta ascoltando?”
Fiorenzo non sente la domanda, ma nota subito il silenzio, il guado nel fiume di parole incomprensibili. Lo sguardo interrogativo del suo interlocutore gli suggerisce il resto.
“Sì..sì signore.. Ecco..però.. non sono sicuro di capire tutto bene-bene. Non è che mi potrebbe dire..”
“Per farla breve, sig. Lanzane, le stavo solo illustrando i lati tecnici della faccenda. Suo zio, pace all’anima sua, ha espressamente richiesto che il materiale fosse destinato a lei, ma non ha lasciato disposizioni riguardo alle modalità di conservazione. Ora, il lotto si trova in un magazzino di nostra proprietà, ma se non è disposto a ritirarlo immediatamente, saremo costretti a farle pagare una tariffa da concordare. Di questo le stavo..”
“Di quanto…materiale stiamo parlando, esattamente?”
“In base all’ultimo inventario, il lotto è composto da numero ottantamila copie, in versione tascabile sigillata. E’ passato del tempo da questo ultimo inventario, quindi è possibile che ora siano un po’ meno. In ogni caso, se ora volesse..”

Ottantamila bibbie.
Fa effetto dirlo. Fa più effetto ancora vederle. Ci ha messo una mattinata, Fiorenzo, a fare i due viaggi col ducato del vicino per portarsele a casa. Ci ha messo tutto il pomeriggio, per stiparle in giro per l’appartamento. Il suo squallido bilocale di periferia non sembra più lo stesso, con tutte queste pile alte fino al soffitto di piccoli libretti neri. Chissà che ci faceva, suo zio, con tutte queste verità millenarie. Da quello che ricorda di lui, e sono più che altro ricordi basati su pettegolezzi di famiglia, suo zio era un ricettatore di mezza tacca, sicuramente non un uomo di fede. Povero zio, schiantato da un infarto al volante della sua passat, mentre pagava all’omino del casello il prezzo della tratta Colleferro – Cassino.
Ne succedono, di cose.

I giorni passano, le bibbie restano. Fiorenzo prova un po’ di tutto: contatta diocesi in giro per l’Italia, mette annunci ovunque, su internet, sui giornali, perfino su quello gratuito di paese in cui trovi solo gente che regala sedie rotte perchè non ha voglia di portarle in discarica, o annunci bizzarri di signorine dai nomi esotici in cerca di amici premurosi. Fiorenzo da piccolo leggeva quegli annunci e si chiedeva perchè ci fossero così tante ragazze sole, costrette ad elemosinare affetto su quei giornalacci. Una volta chiamò pure. Dopo un iniziale imbarazzo da parte di tutti e due, la ragazza, Paloma si chiamava, spiegò con voce suadente, accompagnata da una punta di divertimento, come stavano realmente le cose. Fiorenzo ci rimase un po’ male. Pochi anni prima aveva scoperto l’inesistenza di Babbo Natale e delle tartarughe ninja; ora doveva fare i conti con il fatto che una serata di coccole davanti al caminetto in realtà significava rapporto completo in appartamento discreto, niente baci e niente anale, preservativo obbligatorio e centomila lire all’ora, contanti anticipati. Nientebello, ecco.
All’inizio per il suo star male se la prese con Paloma, ma poi si rese conto che lei mica gli aveva fatto nulla..anzi era stata gentile, gli aveva pure offerto uno sconto. No, la colpa era del Mondo, del Mondo che ti spinge a credere ai sogni falsi, e che ti fa sentire in colpa se credi a quelli veri.

Ma basta divagare su sogni e prostituzione, dove eravamo rimasti?
Ah sì, alle bibbie.
Insomma, ste bibbie non le vuole un cazzo di nessuno. Fiorenzo inizia ad abituarsi ad averle attorno. Fanno divertire i suoi amici, quando vengono a trovarlo. Se le lanciano dietro da ubriachi e leggono parti a caso mettendo in mezzo bestemmie e parolacce, ridendo come porci. A Fiorenzo non fanno tanto ridere le parolacce in sè, ma è contento che i suoi amici si divertano, e li lascia fare.

Ogni tanto prende una bibbia e ne legge un pezzo a caso, mai dalla stessa copia, tante ce ne sono in giro. Molte parti non le capisce, sembra che tutti siano sempre arrabbiati con tutti. E poi parlano troppo di Dio. Va bene che è il protagonista, ma a Fiorenzo sto Dio sembra un po’ troppo furbetto. Vuole che tutti facciano come dice lui, lui però non c’è mai. Qualcosa stona. Non ha mai visto nessun film dove il protagonista non ci fosse, e sì che di film ne ha visti tanti. Ha visto anche tutti quelli di Totò. Il suo preferito è quello dove lui diventa investigatore e va a caccia di Barbablù. Quante risate si è fatto! Totò gli sta molto più simpatico di Dio, ecco.

Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio | e un fremito mi ha sconvolta. | Mi sono alzata per aprire al mio diletto | e le mie mani stillavano mirra, | fluiva mirra dalle mie dita | sulla maniglia del chiavistello. || Ho aperto allora al mio diletto, | ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso. | Io venni meno, per la sua scomparsa. | L’ho cercato, ma non l’ho trovato, | l’ho chiamato, ma non m’ha risposto. | Mi han trovato le guardie che perlustrano la città; | mi han percosso, mi hanno ferito, | mi han tolto il mantello | le guardie delle mura. | Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, | se trovate il mio diletto, | che cosa gli racconterete? | Che sono malata d’amore!

Cosa vuol dire? Non ne ha idea, ma gli piace il suono delle parole. Anche lui, forse, vorrebbe girare per le strade, malato d’amore! Invece no, solo guardie, guardie dappertutto, che lo prendono sempre in giro perchè pensano sia scemo.

I giorni passano, le bibbie restano, le case no. Fiorenzo ha perso il posto nella fabbrica di cucine in cui lavorava da quasi otto anni. La crisi, gli dicono. Lui non capisce troppo bene cos’è sta crisi, ma sa che da ormai tre mesi non riesce a pagare l’affitto, e dovrà spostarsi, ancora non sa dove.
Parenti, gliene resta nessuno. Amici, spariti, forse anche loro cacciati di casa dalla Crisi.

Solo bibbie. Pile di bibbie alte fino al soffitto, poche belle frasi nascoste dentro capitoli e capitoli di cattiverie.

Questo è tutto ciò che resta della sua vita.

Forse è ora di andare in America, e aprire un albergo.

Kiree

3 thoughts on “Alla fine fu il Verbo

  1. testo breve ma carico di idee,informazioni e punti di vista; anche se rasenti il caos a volte, il brano rimane interessante e curioso e come sempre sono presenti frasi che invitano il lettore ad una riflessione o lo spingono a porsi delle domande…ne cito una che m’ha colpita : No, la colpa era del Mondo, del Mondo che ti spinge a credere ai sogni falsi, e che ti fa sentire in colpa se credi a quelli veri…Bravo Kiree.

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